L’election day è legge: il Senato vota la fiducia posta sul decreto elezioni, sancendo l’accorpamento tra regionali e referendum il prossimo 20 settembre. I voti favorevoli sono 145, due i contrari, con l’opposizione che non ha partecipato al voto. Numeri che fanno fibrillare la maggioranza visto che al momento del voto i presenti erano 149, sul filo del numero legale. Una fiducia giunta al termine di una giornata segnata dall’ennesima bagarre nell’Aula di Palazzo Madama, con l’esordio di una sorta di “Var”, in un ramo del Parlamento italiano. Tutto scoppia all’ora di pranzo: durante l’esame del provvedimento, il leghista Roberto Calderoli chiede la parola per proporre all’Aula di pronunciarsi sul rinvio dei lavori, in modo da allungare i tempi. Il voto per alzata di mano premia l’ex ministro del Carroccio. Immediata la richiesta di una controprova, stavolta con voto elettronico, che però dà esito opposto. Da qui la bagarre. Tanti i senatori del centrodestra protestano, chiedendo la verifica dell’ultima votazione, a loro avversa.
In un clima di scontro, la presidente di Palazzo Madama decide quindi di sospendere la seduta per verificare con calma l’accaduto. E’ qui entra in campo, per la prima volta, in un ramo del Parlamento, una sorta di “Var”. Proprio Forza Italia avanza la richiesta che vengano esaminate le immagini del circuito chiuso per controllare chi fosse effettivamente presente al momento del primo voto. Insomma, i Questori e gli assistenti parlamentari, finiscono per ricostruire l’accaduto grazie a una vera “prova tv”, una “moviola” d’Aula, così come accade già da anni nei campi di calcio.
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