in

Fase 2, Conte: 'Affrontiamo un rischio calcolato. Dal 4 maggio, in 4,5 milioni al lavoro'

La risalita dei contagi in Germania e il rinvio dell’apertura delle scuole in Francia sono la prova che il rischio “di contagi di ritorno è molto concreto”. Ecco perché, dopo aver incassato le critiche per la timidezza delle aperture della fase 2, il premier Giuseppe Conte può rivendicare la linea dura scelta, anche sulla base dei dati dell’Iss sul rischio di collasso delle terapie intensive a giugno in caso di ripartenze generalizzate. “Non abbiamo ondeggiato rispetto ad altri Paesi”, spiega il premier. E aggiunge che riportare al lavoro 4,5 milioni di persone dal 4 maggio è già un rischio: un “rischio calcolato” e con un meccanismo d’emergenza pronto a scattare, con “chiusure mirate” per le aree o anche Regioni dove tornassero a salire i “focolai di contagio”.

E’ l’unica linea possibile per ora, dice Conte nell’incontrare governatori e sindaci della Liguria, della Lombardia, dove va in visita a Lodi e Cremona, e dell’Emilia Romagna, nella città di Piacenza duramente colpita dal virus.

Sulla stessa lunghezza d’onda del premier il ministro degli esteri Luigi Di Maio. “Se siamo imprudenti adesso in estate rientriamo in lockdown“. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a ‘La vita in diretta’ su Rai 1. “Il malato Italia sta meglio, lo stiamo curando, ma non è ancora in condizione di uscire totalmente dal lockdown”, ha aggiunto. “Se il presidente del Consiglio non dà l’ok all’apertura di negozi e mercati, è perché ancora ci sono rischi sanitari alti, ce li certifica la comunità scientifica”. “Tra le persone morte ci sono medici, infermieri, tanti cittadini e ci sono anche i sacerdoti che hanno svolto una grande funzione nella loro comunità e purtroppo ci hanno rimesso la vita. Il mio più grande abbraccio ai loro familiari”. 

Non si placa il dibattito sulla Fase 2 e sulle riaperture con le Regioni del nord che chiedono cautela sulla ripartenza.

Il virus c’è ovunque, non è soltanto in Lombardia, quindi bisogna andare cauti ovunque”, dice il governatore Fontana che arriva a ipotizzare che per eventuali nuove zone rosse la decisione vada affidata alle Regioni. “Adesso si dice il caso Lombardia, in realtà non è un caso Lombardia. E’ un caso Lodi Cremona, Bergamo Brescia e Piacenza, perché sono” quei territori “che hanno avuto una diffusione assolutamente anomala rispetto a tutto il resto”. E’ quanto ha sottolineato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in collegamento con Mattino Cinque, parlando dell’epidemia di Coronavirus. Anche il sindaco Sala fa sapere di aver chiesto prudenza al premier. Dal Piemonte anche il governatore Cirio invita alla cautela.

Chi sbaglia si assumerà la responsabilità dell’aggravamento della condizione sanitaria del proprio territorio”, avverte il ministro Boccia.  
A questa affermazione replica il governatore del Veneto Luca Zaia. Il Governo “ha l’obbligo della vigilanza, di intervenire impugnando le ordinanze” precisa Zaia. “Ma lo deve fare con tutti quelli che le hanno fatte – precisa – non si fa per colore politico, si fa per ordinanza”.

“Il rischio di sanzioni c’è sempre” in relazione all’attuale conflitto tra il decreto veneto e il dpcm sul tema delle passeggiate. Lo dice il governatore del Veneto Luca Zaia. “Dico a tutti di mettersi una mano sulla coscienza – continua alludendo alle forze dell’ordine chiamate a sorvegliare l’applicazione – se multiamo la gente perchè cammina”. “Spero che il Governo – aggiunge – si metta una mano sulla coscienza e trovi una soluzione dopo la figuraccia che è stata fatta“.

“Dobbiamo avere un po’ di pazienza in più, sapendo che stiamo mettendo in sicurezza il paese. Poi ci sarà un momento, dopo il 18 maggio, in cui conteranno le differenza territoriali”. Lo ha detto all’ANSA il ministro per gli Affari Regionali Boccia in merito all’annuncio del governatore altoatesino Arno Kompatscher di stabilire la fase 2 con un’apposita legge provinciale. “A cosa serve una legge contro la pazienza? Occupiamoci di tenere alto il numero delle terapie intensive, che Bolzano l’abbia rallentato non va bene”, ha aggiunto. “Tutti vorremmo ripartire, ma la vita che abbiamo davanti non è quella che avevamo a gennaio. Quella vita lì tornerà quando ci sarà il vaccino. Abbiamo di fronte una nuova normalità che deve essere fatta di rigore, disciplina e rispetto per la saluta e la vita. La ripartenza economica ci può essere a certe condizioni”. “Più i contagi andranno giù, più si potrà aprire, più andranno in su, più scatteranno le restrizioni”.

   


Source: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/politica_rss.xml

Cartabia: 'Serve cooperazione per affrontare l'emergenza'

Il Papa invoca l'unità dell'Europa: 'Andare avanti come fratelli'