“Crediamo che in questo momento così delicato per il futuro del M5S si debba ristabilire un rapporto paritetico fra gli eletti a ogni livello e la base“. E’ quanto si legge nella ‘Carta di Firenze 2019’ il documento messo on line dai dissidenti M5s riunitisi nel capoluogo toscano domenica scorsa. Tra le richieste, oltre ad un’assemblea nazionale, c’è “la revisione dello Statuto e il superamento della figura del capo politico” e “l’attribuzione della piena proprietà e della gestione del Sistema operativo Rousseau al Movimento”.
“Da tempo – si legge nella Carta di Firenze on line sul sito cartadifirenze2019.it – assistiamo al dissolversi di questo progetto politico. In nome di una fraintesa responsabilità di governo, il MoVimento ha rinunciato ai propri principi identitari: dalla lotta per la ricostruzione di uno stato sociale massacrato da trent’anni di neoliberismo fino alla battaglia per la conquista della piena sovranità nazionale. Riceviamo sia per strada che sul web accuse sempre più sferzanti sulle “promesse non mantenute” e sui compromessi al ribasso. La nostra coscienza di attivisti si ribella e ci impone di riportare il M5S al pieno rispetto dei suoi valori con perseveranza e soprattutto coerenza”.
Tra le richieste avanzate c’è quella di una “riorganizzazione dal basso che valorizzi il ruolo centrale dei gruppi locali e degli attivisti attraverso assemblee territoriali periodiche alle quali siano tenuti a partecipare i portavoce eletti, su temi locali e nazionali”. Inoltre si chiede “coerenza con le principali battaglie identitarie e territoriali del M5S con conseguente allineamento di tutte le scelte politiche locali e nazionali. La formulazione di un codice etico unico e inderogabile che imponga il pieno rispetto del mandato elettorale e disciplini la sovrapposizione tra nomine in società pubbliche o private e cariche elettive, scongiurando conflitti di interesse in qualunque forma”.
L’ultimo punto è dedicato alle candidature. I dissidenti chiedono la “riformulazione di criteri univoci, oggettivi e democratici per le candidature e le nomine all’interno del M5S, che premino l’esperienza, la competenza e il comprovato attivismo sui territori; apertura alla discussione di nuovi strumenti di valutazione degli eletti che garantiscano un confronto periodico tra la base e i portavoce, così da verificare il rispetto dei principi fondativi del MoVimento e il perseguimento degli obiettivi nell’arco del mandato”.
“Mi sembra una richiesta un po’ surreale. Non ho letto il dettaglio. Ho detto più volte che il Movimento ha un suo capo politico, peraltro scelto. Lui sta guidando il Movimento. E’ il momento di compattarsi non di fare la guerra interna a chi può diventare o no capo politico”. Così la sindaca di Torino Chiara Appendino sul documento dei dissidenti. “Abbiamo un nuovo governo, lavoriamo per il bene del Paese e delle città che governiamo. Pensiamo a ciò che c’è da fare, più che a farci la guerra interna”.
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