“Più della scissione, la nascita del governo ci pone delle domande nuove rispetto alla dinamica congressuale, chiediamo a tutte e a tutti di starci, apriamo porte e finestre”. Lo ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti concludendo la Direzione nazionale del partito. “Convivono tra noi idee diverse – ha ammesso – dobbiamo trovare tra noi vie nuove, senza drammatizzare. Io sono segretario da sette mesi, noi tutti insieme abbiamo fatto delle scelte, insieme abbiamo reagito alla retorica dell’inutilità del Pd. In questi sette mesi noi non ci siamo fatti dettare l’agenda, perché insieme abbiamo affrontato le elezioni europee con il massimo dell’apertura”, ha aggiunto Zingaretti.
“Ho fatto dell’unità – ha aggiunto – la cifra della mia azione, non per debolezza o piaggeria, ma perché manca una cultura dell’unità. Questa unità ha portato una crescita dell’attenzione verso di noi”.
“Non si sentiva la necessità dell’ ennesima scissione nel Pd, la terza. Abbiamo parlato di scelta incomprensibile con un po’ di retorica; in realtà è comprensibile, ma non è motivata da processi storici o politici, bensì da malesseri personali o da legittime aspirazioni personali e collettive. Anche se auguriamo successo per questa nuova forza centrista, non possiamo non vedere i danni che essa ha provocato”. Lo ha detto il vicesegretario del Pd Andrea Orlando nella relazione che ha aperto la prima Direzione nazionale del partito convocata dopo la scissione di Renzi con ‘Italia Viva’.
“A livello territoriale – ha affermato l’esponente Dem – dobbiamo dire basta al cumulo di incarichi, così come al fatto che un incarico diventi trampolino per uno successivo. E chi è indeciso se rimanere o andarsene non puo’ mantenerli”. Il Pd, ha incalzato Orlando, “non può rinunciare a nessuna delle culture politiche che sono state alla base della sua nascita” e cioè quella socialista, quella cattolico democratica e quella liberale. Orlando ha negato che “il Pd sia entrato in crisi per il prevalere di una cultura sulle altre”. In realtà così non è stato. “Quello che è stato un limite alla nascita del Pd – ha aggiunto – è stata la sottovalutazione dei moniti di queste culture alla critica della società, che non ci ha fatto vedere l’altra faccia della globalizzazione”. “Le nostre culture politiche – ha insistito Orlando – contengono elementi per la critica del presente e per il nostro rilancio”.
Tornando al rapporto con il M5S, l’ex Guardasigilli ha osservato: “Dobbiamo essere lucidi per definire la sfida che ci attende. O si apre nuova fase della Repubblica che assorbe le pulsioni populiste o rischiamo”. E ancora: “La partita del rapporto con M5s si gioca a Roma e sul territorio. Diventa occasione per un progetto ambizioso. Il M5S è la radiografia dei nostri limiti. Ampi settori della popolazione si sono indirizzati verso questa proposta, venata di giustizialista. Ma in quella proposta sono germogliati semi che avevamo noi. Basta pensare i nostri scimmiottamenti dell’anti casta”.
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