Pentastellato della vecchia guardia, uomo di mediazione, presenza fissa nelle Aule parlamentari, questore della Camera: Il bellunese Federico D’Incà è il nuovo ministro per i Rapporti con il Parlamento, l’uomo che raccoglierà l’eredità di Riccardo Fraccaro in un governo che, tra le sue “mission”, la riforma della legge elettorale. Nato il 10 febbraio 1976, sposato, laureato in Economia e Commercio all’università di Trento, D’Incà ha un passato da analista di sistemi informatici e quindi da caposettore in una società della grande distribuzione. Il suo ingresso nella politica risale a prima del boom del M5S, quando si presentò nella località dove risiedeva, Trichiana, con una lista civica.
Quindi, l’abbraccio con il Movimento di Beppe Grillo. Nel 2013 D’Incà viene eletto alla Camera dei deputati e, nelle prime fasi dell’esordio del Movimento in Parlamento è uno dei volti pentastellati più noti. Poi, nella gerarchie interne del Movimento, il deputato bellunese viene superato da altri suoi colleghi e finisce fuori dall’inner circle dei vertici 5 Stelle.
Nel 2017, in Veneto, è uno dei promotori in prima linea, tra i 5 Stelle, del referendum per l’Autonomia. Nel 2018 viene comunque rieletto e, pian piano, con l’acuirsi delle frizioni tra M5S e Lega, la figura di D’Incà torna ad emergere, inserendosi nell’ala più critica, nel Movimento, del governo giallo-verde. Sul suo sito personale si definisce “vicino al pensiero di Adriano Olivetti, lettore appassionato di politica economica e di filosofia, interessato al mercato finanziario e all’economia reale”. Ma il neo-ministro ha anche un altro hobby: coltivare ortaggi e verdure, nel suo orto nel bellunese. (ANSA).
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