Da un processo durato quasi tre anni, con altri 11 imputati, tra cui l’ex vicepresidente della Lombardia Mario Mantovani che venne anche arrestato nell’ottobre del 2015, il viceministro all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia, ne esce con un’assoluzione con formula piena “per non aver commesso il fatto”. Così un’accusa di turbativa d’asta su una gara per il servizio di trasporto di dializzati del 2014, quando era assessore lombardo all’Economia, e che in caso di condanna poteva avere effetti sul suo ruolo nel Governo, è stata cancellata dopo il dibattimento di primo grado.
Il vicepremier e leader del Carroccio Matteo Salvini si è subito detto “felice” per lui. “È una persona fondamentale per la prossima manovra economica che dovrà attuare il taglio delle tasse – ha aggiunto -. Spiace che lui, come tanti, troppi italiani abbiano dovuto aspettare quasi cinque anni (l’inchiesta scattò nel 2015, ndr) per sentirsi dire che non ha fatto nulla”.
Pochi minuti dopo la sentenza della quarta sezione penale di Milano (presidente del collegio Giulia Turri) è arrivato anche il commento dello stesso viceministro: “La verità rende liberi.
Sono contento che alla fine tutto sia andato per il meglio. Non è stato un periodo semplice però va bene anche così”. In una nota la Lega, poi, ha polemizzato col M5s: “Tra tanti attestati di solidarietà a Massimo Garavaglia, spiace che gli unici quasi silenti siano proprio molti alleati al governo. Non vorremmo che avessero sperato in una condanna”.
A stretto giro la replica del Movimento 5 Stelle. “Siamo felici per il sottosegretario Garavaglia e ci auguriamo che ora possa convincere Salvini a riferire in aula sui fondi russi, così come farà il presidente Conte. Se non c’è il rispetto del Parlamento, non c’è il rispetto dei cittadini”.
Il sottosegretario del Carroccio, che rispondeva solo di uno dei 13 capi di imputazione al centro del processo, è stato uno dei tre assolti nel procedimento, mentre gli altri nove sono stati condannati, tra cui appunto Mantovani a 5 anni e 6 mesi, dopo essere finito anche in carcere quasi quattro anni fa per corruzione, concussione e turbativa d’asta nell’inchiesta del pm Giovanni Polizzi. La Procura aveva chiesto due anni anche per il politico leghista. Secondo l’accusa, il viceministro Garavaglia, nel giugno di cinque anni fa quando era assessore, avrebbe dato, assieme a Mantovani, “specifiche disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni di euro indetta “in forma aggregata” da tre Asl per il servizio trasporto dializzati. In particolare, secondo l’accusa, l’input del “comportamento illecito di Giorgio Scivoletto”, ex dg della Asl Milano 1, che si attivò per “boicottare” la gara a cui non aveva potuto partecipare la Croce Azzurra Ticina Onlus, “risale alla telefonata tra i due assessori (Mantovani lo era alla Sanità, ndr)” del 1 marzo 2014. Una tesi quella dell’accusa che, però, non ha retto nei confronti di Garavaglia (gli altri ‘protagonisti’ della presunta turbativa, invece, sono stati condannati), che si era già difeso con un interrogatorio in fase di indagini, assistito dal legale Jacopo Pensa, e con un esame in aula. E’ stato un “processo inutile” che “poteva non essere fatto”, ha spiegato l’avvocato Pensa. “I giudici – ha proseguito – hanno capito che una telefonata per la segnalazione di un problema non è reato”.
Nel frattempo, Roberto Lassini, legale di Mantovani, ha annunciato che “siamo pronti a ricorrere in appello per riaffermare, nel processo di secondo grado, una per una le nostre ragioni”. (ANSA).
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