Bruxelles – “I leader europei rischiano di diventarne complici della Tunisia. Questo perché ogni giorno continuano a sostenere il loro pericoloso attacco ai diritti dei migranti.” Non usa mezze misure Heba Morayef, direttrice generale di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. Le sue parole commentano il report pubblicato oggi, 6 novembre, sul “pericoloso cambiamento sulla politica migratoria della Tunisia”. Nel mirino della ONG c’è l’accordo UE-Tunisia, firmato nel 2023, che ha come obiettivo ridurre il numero di migranti diretti verso l’Europa.
Secondo Amnesty l’accordo non ha in alcun modo migliorato la situazione. Anzi, si legge nel documento, “le testimonianze rivelano un sistema di migrazione e asilo concepito per escludere e punire anziché proteggere”. Un approccio quello di Tunisi caratterizzato da violenze di ogni genere: speronamenti pericolosi contro le imbarcazioni dirette verso nord, abbandono sistematico di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in aree remote e desertiche. Un’altra piaga, denuncia l’organizzazione, è la retorica razziale verso i le persone nere. Questa è portata avanti dalle stesse autorità, che alimentano un clima di discriminazione e violenza che peggiora le condizione dei richiedenti asilo.
L’accordo Tunisia-Unione
Nonostante questo la Tunisia beneficia di una vantaggiosa intesa con l’Unione Europea. Il memorandum datato luglio 2023 prevede una cooperazione estesa in diversi ambiti: la migrazione è solo uno dei cinque pilastri, insieme a transizione verde, economia e stabilità macrofinanziaria. Il tema centrale resta però la gestione dei flussi migratori. A tale scopo, Bruxelles ha stanziato circa 105 milioni di euro in fondi comunitari destinati a potenziare la guardia costiera tunisina, finanziare programmi di rimpatrio e sostenere la formazione tecnica.
Il commissario europeo all’immigrazione Magnus Brunner ha rivendicato il successo dell’accordo già a giugno, parlando di “progressi tangibili in tutti i settori”. La principale soddisfazione del commissario è quella di aver ridotto dell’80 per cento gli arrivi irregolari dalla Tunisia. Tuttavia, ciò è avvenuto in un contesto di gravi violazioni dei diritti umani documentate da Amnesty International.
@amnesty’s new report warns of the EU’s risk of complicity in refugee & migrant rights violations in Tunisia where the migration system is built on racist violence, reckless sea interceptions, arbitrary detention & unlawful collective expulsions.https://t.co/HfRLOnF8ZO
— Amnesty EU (@AmnestyEU) November 6, 2025
Le violenze
Queste violenze vengono messe alla luce nel documento pubblicato oggi. La ONG ha raccolto le testimonianze di 120 rifugiati nelle città tunisine di Sfax, Zarzis e Tunisi. Molti racconti descrivono episodi di abusi e deportazioni forzate. “Ezra”, un cittadino ivoriano, ha riferito ad Amnesty: “Siamo arrivati alla zona di confine con la Libia verso le sei del mattino. Un agente ci ha detto: ‘Andate in Libia, vi uccideranno’. Un altro ha aggiunto: ‘O nuotate o correte in Libia’. Ci hanno dato una borsa piena dei nostri telefoni rotti”. Secondo le stime di Amnesty, tra giugno 2023 e maggio 2025 circa 11.500 persone sono state espulse forzatamente verso la Libia o l’Algeria.
Il rapporto sottolinea inoltre come la retorica razzista sia ormai parte integrante della vita pubblica tunisina. “I rifugiati e i migranti neri sono stati presi di mira da una profilazione razziale sistematica”, si legge nel testo. Un clima alimentato, spiega Amnesty, da una “propaganda pubblica dell’odio razziale”, scaturita “dalle del presidente Kais Saied nel febbraio 2023”.
Nonostante le evidenti violazioni dei diritti umani documentate, il memorandum tra Tunisia e Italia non prevede né clausole di recesso formale né limiti di validità automatica. Per questo motivo, l’accordo resterà in vigore anche dopo la pubblicazione di questo rapporto. Portando più soldi a Tunisi e meno migranti in Europa.

