Bruxelles – La Siria insegna: “le dittature sembrano invincibili finché non crollano all’improvviso e nemmeno un potente alleato può salvare un dittatore“. A dirlo, durante una conferenza al Parlamento europeo di Bruxelles, la leader dell’opposizione bielorussa in esilio, Sviatlana Tsikhanouskaya. Mentre la Bielorussia si prepara alle elezioni “farsa” previste per il 26 gennaio 2025, l’Ue consolida il sostegno alle forze democratiche e alla popolazione civile oppressa dal regime di Lukashenko con un nuovo pacchetto di assistenza da 30 milioni di euro.
Tsikhanouskaya – figura principale dell’opposizione a Lukashenko da quando, durante la campagna elettorale del 2020, il marito candidato alla presidenza è stato arrestato e imprigionato – ha incontrato ieri nella capitale europea l’Alta rappresentate Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, a margine della quarta riunione del Gruppo consultivo tra l’Unione europea e le forze democratiche e la società civile bielorusse. Ed oggi (12 dicembre) ha partecipato insieme alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e alla commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos, ad una conferenza di alto livello all’Eurocamera.
Il momento è decisivo: a seguito del voto del 2020, l’ondata di proteste che ha travolto la Bielorussia ha quasi causato la caduta di Lukashenko, al potere dal 1994. Per poi essere spenta dalla brutale risposta del regime, che ha costretto la stessa Tsikhanouskaya a fuggire in Lituania, dove risiede tutt’ora. Quattro anni dopo, “siamo ancora pronti al cambiamento e alla transizione democratica“, ha affermato Tsikhanouskaya al Parlamento europeo. Ma sia l’opposizione bielorussa che Bruxelles sono ben consapevoli che – come si legge in un comunicato del Servizio europeo di Azione esterna (Seae) “attualmente, a causa della repressione in corso, non ci sono le condizioni per elezioni democratiche“. Con ogni probabilità, a trionfare sarà per la settima volta il fantoccio di Mosca, Lukashenko.
Dopo i moti di protesta del 2020, le autorità bielorusse hanno arrestato 65 mila persone, chiuso oltre 1.700 organizzazioni della società civile e bandito tutti i partiti politici tranne quattro, tutti pro-Lukashenko. L’Ue ha espresso “profonda preoccupazione per i circa 1.300 prigionieri politici ancora ingiustamente detenuti” e ha condannato “l’intensificarsi delle detenzioni e degli atti di repressione in vista delle cosiddette elezioni di gennaio”. Secondo il centro per i diritti umani Viasna, con sede a Minsk, nel mese di novembre sono state arrestate oltre 100 persone con l’accusa di estremismo in vista dell’appuntamento elettorale.
Saranno una “farsa”, ha denunciato Tsikhanouskaya, sottolineando però al contempo che anche se “non sappiamo esattamente come e quando il cambiamento arriverà in Bielorussia, dobbiamo essere preparati“. L’Ue prova a fare la sua parte: intervenendo alla conferenza all’Eurocamera, la commissaria Marta Kos ha annunciato un nuovo pacchetto di assistenza per la popolazione bielorussa del valore di 30 milioni di euro, che “contribuirà a sostenere le voci indipendenti, a proteggere i difensori dei diritti umani e ad aiutare la cultura e l’istruzione in esilio”.
Dalla feroce repressione del dittatore filo-russo del 2020, la Commissione europea ha destinato alla causa bielorussa 170 milioni di euro. Una solidarietà che ha permesso ad esempio di “fornire assistenza legale e medica a più di 3 mila vittime della repressione, borse di studio a più di 3 mila studenti e a sostenere migliaia di imprese in esilio”, ha evidenziato Kos. Dal Parlamento europeo, Tsikhanouskaya ha lanciato un disperato appello: “L’Ue è più di un semplice partner per noi, è l’unica alternativa al mondo russo“.