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Edi Rama a Bruxelles chiede di seguire l’esempio del Cese: “I Paesi candidati siano presenti all’Eurocamera”

Bruxelles – Delegazioni di deputati dai Paesi candidati all’adesione all’Ue all’interno del Parlamento europeo, per evitare che – una volta membri di diritto – siano come “turisti giapponesi che visitano il Louvre”. Sull’esempio del progetto pilota in corso al Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese), l’istituzione che riunisce rappresentanti delle imprese, dei lavoratori e della società civile dei 27 Ue. A suggerirlo il primo ministro dell’Albania, Edi Rama, a Bruxelles per celebrare la sessione plenaria del Cese dedicata all’Allargamento.

In un punto stampa con il presidente del Cese, Oliver Röpke, i due hanno annunciato l’istituzione di una commissione consultiva (Jcc) della società civile Ue-Albania. Un’ulteriore “prova del nostro impegno, ma anche dell’idea che l’integrazione europea non è solo tema dei governi, ma appartiene alla società nel suo intero”, ha dichiarato Rama. All’interno dell’iniziativa per l’allargamento del Cese, finanziata dalla Commissione europea e in vigore da febbraio, 18 rappresentanti di sindacati, imprenditori e società civile albanesi stanno già contribuendo alla stesura di alcuni pareri che l’istituzione adotta per incidere sul processo legislativo.

Tra gli obiettivi del progetto pilota, c’è proprio il coinvolgimento dei Paesi candidati su argomenti in cui la loro partecipazione è particolarmente rilevante, in primis pareri legislativi relativi all’allargamento. Tuttavia, i membri dei nove Paesi candidati – Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia e Ucraina – non sono membri effettivi del Comitato, non possono avere ruoli di coordinamento nella stesura dei pareri e non hanno diritto di voto. L’iniziativa si concluderà a dicembre, ma Röpke è “assolutamente determinato” ad ottenere un prolungamento per il prossimo anno, con in mente l’obiettivo di farne una “struttura permanente”. Ed è sicuro che “troveremo i mezzi per finanziarlo”.

Edi Rama [Ph Credits: Cese]

Per Edi Rama, la creazione del JCC Ue-Albania è uno strumento “per accelerare un processo di adesione” che è cominciato nel 2014. E per cui l’orizzonte fissato da Bruxelles sembra essere il 2030. Il premier ha dichiarato di aver sottoposto a Ursula von der Leyen “152 richieste per ottenere un ulteriore accesso in 152 direzioni di questo labirinto”. Fermo sostenitore della necessità di un’integrazione graduale all’Ue, Rama ha sottolineato che – per come stanno ora le cose – “finché sei nel processo di adesione non hai nulla, poi diventi membro e hai tutto”. Diritti e doveri, senza per forza essere preparato ad esercitare gli uni e ad osservare gli altri.

Per questo, e in linea con l’appello lanciato da Röpke alle altre istituzioni, Rama ha suggerito che “dovremmo essere presenti anche nel Parlamento europeo, non con gli eurodeputati per votare, ma con dei team di osservazione che si preparino per la fase successiva“. Due anni fa, a Bruxelles, il primo ministro albanese aveva paragonato l’Unione europea a Samuel Beckett, l’autore di Aspettando Godot, e l’Albania e la Macedonia ai due personaggi dell’opera teatrale, Vladimir e Estragon. Ora “qualcosa sta cambiando, è un momento diverso”, e l’Ue “è passata dall’essere il nostro Samuel Beckett” a una fase di “letteratura romantica francese”, ha scherzato Rama. Augurandosi però che la forte spinta all’allargamento innescata dall’invasione della Russia in Ucraina non si assopisca una volta che il conflitto sarà terminato.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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