Bruxelles – Avanti con l’allargamento e l’inclusione dei Paesi del Balcani occidentali. La Commissione europea è pronta ad approvare i piani per la crescita economica degli Stati della regione “questa settimana”, annuncia la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen al termine della riunione del processo di Berlino, il consesso creato nel 2014 per accrescere la cooperazione con i Paesi candidati all’adesione dell’area. Una decisione che “apre parzialmente le porte“ all’Ue permettendo l’accesso al mercato unico europeo.
Maggiore integrazione economica prima ancora di quella politica: è questo che l’Ue sta offrendo a cinque dei sei Paesi dei Balcani occidentali. Albania, Montenegro, Macedonia del nord, Serbia e Kosovo sono pronti a ricevere gli aiuti che servono per accrescere il proprio commercio e rilanciare le proprie economie. Uno stimolo all’agenda delle riforme, e un premio per quei “progressi tangibili” che von der Leyen intende premiare. Ma, e su questo la tedesca vuole essere chiara, non si è di fronte a un cambio di paradigma: “L’adesione resta un processo basato sul merito, e tale resterà“.
La scelta di permettere agli Stati dei Balcani occidentali di entrare a far parte del mercato unico si inserisce nella più ampia strategia racchiusa nel nuovo piano per la crescita della regione. Un totale di sei miliardi di euro sono stati messi a disposizione in parallelo con la pubblicazione del Pacchetto Allargamento Ue 2023. Gli intenti del team von der Leyen erano di iniziare a erogare le risorse necessarie per l’allineamento all’area di libero scambio a dodici stelle prima dell’estate. Un annuncio, quello di von der Leyen, che arriva in ritardo rispetto alle aspettative e alla promesse fatte.
Adesso l’apertura avvicina la regione dei Balcani occidentali all’Europa, con un chiaro intento di messaggio politico per il presidente russo Vladimir Putin. “Abbiamo visto che l’allargamento per anni non era più in alto, nell’agenda”, ricorda von der Leyen, “questo è cambiato, soprattutto dopo la guerra della Russia in Ucraina, con la scelta di Paesi che hanno deciso di stare dalla parte giusta della storia, per la democrazia e il rispetto dell’ordine fondato sul diritto internazionale”.