L’appuntamento è fissato per mercoledì 5 luglio. Alle 15, la ministra per il Turismo Daniela Santanchè prenderà posto tra i banchi del governo e all’Aula di Palazzo Madama riferirà sulla sua attività di imprenditrice in seguito alle polemiche sollevate dall’inchiesta giornalistica di Report. Dopo giorni di botta e risposta tra maggioranza e opposizione, la ministra può finalmente mettere in calendario la data in cui sarà chiamata a dare chiarimenti al Parlamento. La decisione arriva nella conferenza dei capigruppo del Senato e scontenta chi dalle opposizioni chiedeva una reazione più celere e, soprattutto, una formula più incisiva come il question time. In molti auspicavano che la data decisiva fosse quella di giovedì 29 giugno. Alla fine, però, tra la festa di san Pietro e Paolo, patroni di Roma, e l’indisponibilità di alcuni gruppi, si è optato per il primo giorno utile. Ma le esigenze di agenda non sono il solo motivo della decisione. Alcuni, in Transatlantico, fanno notare che si è preferito fissare l’intervento al Senato al ritorno di Giorgia Meloni dal Consiglio europeo. La premier, dunque, prima di volare a Bruxelles, lascerà il caso Santanché in un cassetto. E non è detto che questo non subisca ulteriori scossoni. Nei loro ragionamenti, molti parlamentari di maggioranza rivelano il timore di nuovi sviluppi dell’inchiesta nel giro di pochi giorni, che potrebbero portare a decisioni radicali. Intanto, una cosa è certa: quella di mercoledì 5, in Senato, sarà un’informativa e non un’interrogazione. Vero elemento di frizione tra maggioranza e opposizione. “L’informativa – spiega il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani – è lo strumento più adatto per consentire alla ministra di spiegare. Perché il question time è strutturato in maniera tale che l’interrogato è sempre subalterno a chi interroga”.
Santanché, insomma, darà la sua versione dei fatti senza poter essere incalzata dai senatori. Di tutt’altro parere il capogruppo del Partito Democratico Francesco Boccia, che invita la ministra a “chiarimenti su tutti i punti controversi”, non solo in riferimento “a inchieste giornalistiche ma a una serie di fatti inoppugnabili relativi a bilanci pubblici di imprese”. “Per questa ragione – aggiunge Boccia – avevamo proposto gli strumenti di sindacato ispettivo”. La ministra, però, non sarà sottoposta alle “domande molto puntuali” dell’interrogazione chiesta dal PD. L’ipotesi dell’opposizione, precisa Ciriani, è rigettata proprio per evitare un “tiro al bersaglio”. Sulla disputa tutta parlamentare interviene anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, che sottolinea come l’informativa “non costituisce un precedente”. E difende la libera scelta di Santanchè di riferire in Aula. È “un’eccezione dovuta alla disponibilità della ministra”, puntualizza Ciriani. Mentre ministri e senatori si stringono nella difesa della collega di partito, arrivano nuovi sviluppi sulla vicenda giudiziaria da Milano. Dove spunta una consulenza acquisita dagli inquirenti nell’inchiesta per falso in bilancio e bancarotta, che vede tra gli indagati la ministra del Turismo. Secondo quanto scritto da Nicola Pecchiari, docente alla Bocconi, in una relazione depositata il 2 maggio scorso ai pm, Daniela Santanchè si sarebbe impegnata, nei tentativi di risanamento della galassia societaria Visibilia da lei fondata, con “versamenti” per aumenti di capitale e “garanzie” sui debiti per una cifra superiore ai 3,6 milioni di euro. Ma “non sono tuttavia disponibili – si legge – informazioni patrimoniali specifiche per poter verificare la capienza” economica “in termine di soddisfazione degli impegni presi”.
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