Sindaci ancora all’attacco per la trascrizione all’anagrafe dei figli di coppie omosessuali: ora si dicono pronti a disobbedire. Lo hanno fatto da più sedi e in varie forme con Anci e Ali, forti anche dell’altolà del Parlamento europeo alla circolare del ministro Piantedosi per bloccare le trascrizioni, mentre tra gli esponenti di Governo e Parlamento si registrano posizioni sul tema di Carlo Nordio e Ignazio La Russa. Mentre è duro l’intervento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani sulla maternità surrogata: “Non si può sfruttare la donna: non è una macchinetta delle sigarette.
L’utero di una donna non deve essere utilizzato per sfornare figli come se fosse un forno dove si sfornano le patate arrosto. Al Parlamento Ue rispondo che le regole si scrivono in Italia”.
Tutti temi complessi sui quali i primi cittadini italiani erano entrati dal problema delle trascrizioni all’anagrafe. Aveva cominciato in tv Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, stamani rivendicando di averle “sempre fatte le trascrizioni” e promettendo disobbedienza. “Se sarà necessario disobbedire, procederemo con le trascrizioni – ha detto – perché non interessa dove è nato il bambino, né come è nato. Se risiede nella mia città mi interessa come vive, che abbia gli stessi diritti degli altri. La trascrizione permette a quel bambino di avere gli stessi diritti” degli altri.
A Pisa, al congresso nazionale di Ali sulle autonomie, altro grande raggruppamento di enti locali (riconfermato alla presidenza il sindaco pesarese Matteo Ricci), altri primi cittadini sono intervenuti sulla questione dopo aver discusso anche di Pnrr. Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, ha rilanciato l’invito del 12 maggio nella sua città per dare pressione. “C’è un vuoto normativo da colmare che riguarda lo status giuridico delle coppie omogenitoriali”, ha detto, “la proposta dei sindaci non sposa nessuna parte, nessun disegno di legge” tuttavia “abbiamo chiesto come amministratori di legiferare su questa materia e di farlo anche spingendoci più avanti, andando a chiedere il matrimonio egualitario” perché “rendere possibile l’adozione piena alle coppie a prescindere dall’orientamento sessuale è questione che risolve il tema”. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri non vuole fare a “braccio di ferro col Governo” ma “se i sindaci pongono un problema al ministro dell’Interno e al Governo non si capisce per quale motivo un altro ministro dica che non c’è nulla discutere. Noi – ha concluso – vogliamo aiutare il Governo a non fare cose sbagliate che non fanno bene ai bambini” e “neppure vogliamo che “l’Italia diventi come Polonia o Ungheria”.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio rimanda tale “questione complessa” alle Camere, sede dove va affrontata, dice, “senza emotività” e “con razionalità”, “sono questioni che vanno risolte in Parlamento, non è il ministro della Giustizia che se occupa”. Nordio osserva che “il vecchio principio secondo cui ‘mater semper certa est, pater numquam’, oggi è capovolto.
Oggi il padre è sempre certo perché c’è la prova del Dna mentre la madre può essere incerta se l’ovulo appartiene a ‘Tizia’ e l’utero appartiene a ‘Caia’, sposata con ‘Sempronio’: è un procedere veloce della tecnica che vede la legge sempre in ritardo, è giusto fare leggi ma senza emotività”.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa si dice “combattuto” da molti dubbi sull’adozione di bambini da parte di coppie omosex, ricorda la complessità dell’istituto dell’adozione e delle graduatorie (“le coppie gay come sarebbero in graduatoria?”) e comunque pensa che “piuttosto che all’orfanotrofio non ho difficoltà a immaginare un bambino ad una coppia gay, meglio così che senza genitori”, “anche se – osserva – per un bambino non è la stessa cosa avere due papà o due mamme, anziché una mamma e un papà”.
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