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Regionali: in Lombardia FdI primo, Lega regge. M5s non basta a Pd

E’ una vittoria che riporta il centrodestra ai tempi di Roberto Formigoni che vinse tre delle sue quattro elezioni con la maggioranza assoluta lasciando le briciole ai suoi avversari. Attilio Fontana ci arrivò vicino nel 2018, quando si fermò al 49,7% con quasi due milioni e 800mila voti mentre questa volta, complice un’astensione mai vista in Lombardia con l’affluenza al 41,6%, con un numero di voti inferiori supera abbondantemente la soglia del 50%. Con una differenza non da poco, però: non è più il suo partito, cioè la Lega, la prima forza della Regione, anche se Matteo Salvini può essere soddisfatto del 17%, risultato in netto calo rispetto al 29,6% di cinque anni fa ma in crescita rispetto al 13% preso in Lombardia alle politiche dello scorso anno.

Per la prima volta è infatti Fratelli d’Italia “la forza trainante della coalizione”, come l’ha definita Daniela Santanchè, dopo un enorme salto in avanti che porta il partito di Giorgia Meloni dal 3,6% del 2018 al 26% di oggi. Dando vita a inediti equilibri nel centrodestra in una giunta prima saldamente nelle mani di Forza Italia, dimezzata in cinque anni dal 14% al 7%, e poi della Lega. Partito che però esprime sempre il presidente, forte anche di un risultato eccellente anche nelle zone colpite dal covid come Brescia e Bergamo, dove ha superato il 60%, e forte anche della sua lista che supera il 6%, andando a insidiare appunto il partito di Silvio Berlusconi come terza forza della coalizione. Solo il risultato di Milano è l’unica magra consolazione per Pierfrancesco Majorino, che alla luce dei risultati non sarebbe riuscito a vincere neanche con l’intero campo largo. Tiene il Pd, che migliora seppur di poco i risultati del 2018 e del 2022 superando il 20% ma gli alleati del Movimento 5 stelle non arrivano neanche al 5%, crollando rispetto al 17% delle scorse regionali quando si presentarono da soli. Non va per niente meglio a Letizia Moratti, che sperava di drenare voti sia a destra che a sinistra e invece, a metà scrutinio, non è riuscita a superare neanche la soglia del 10%. E se la sua lista civica ha ottenuto un discreto 5%, si è invece fermata al 4% l’alleanza tra Azione e Italia Viva che in Lombardia alle politiche era andata meglio rispetto al dato nazionale. Moratti non entrerà quindi in consiglio regionale, mentre Majorino ha confermato che lascerà il suo seggio da eurodeputato per guidare l’opposizione in Lombardia, una regione che da 28 anni il centrosinistra non riesce a governare e così sarà anche per i prossimi cinque.


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