Il presidente francese Emmanuel Macron e la numero uno della Commissione Ue Ursula von der Leyen sono a Pechino, in una missione per mostrare l’unità dell’Europa nell’incontro di domani con il presidente cinese Xi Jinping, sollecitando chiarezza di posizione nella guerra russa all’Ucraina e aiuto per una soluzione di pace, a partire dalla telefonata mai fatta da inizio conflitto all’omologo di Kiev, Volodymyr Zelensky.
I due politici europei mirano poi a fare luce sul documento cinese del 24 febbraio, strutturato in 12 punti, che è più una valutazione mandarina della crisi piuttosto che una proposta di soluzione, avendo al primo punto una generica tutela della sovranità e dell’integrità territoriale.
Nei primi appuntamenti della visita di Stato di tre giorni, Macron ha chiarito che, pur non essendo d’accordo con il piano cinese per l’Ucraina, l’iniziativa mostra che Pechino vuole “costruire un percorso verso la pace. Noi puntiamo a una pace giusta e duratura”. Con il suo stretto rapporto con Mosca, celebrato nella visita di Xi a Mosca a fine marzo, Pechino “può svolgere un ruolo importante, ha notato Macron, avvertendo il presidente cinese di non aumentare il sostegno a Putin (“chiunque sostenga l’aggressore si metterebbe nel ruolo di complice”) e difendendo la decisione di visitare la Cina a dispetto dello scetticismo Usa sui risultati ottenibili. “Non credo mai che nulla sia possibile. Il cancelliere tedesco è venuto qui, è venuto anche il premier spagnolo, preferireste non venire in Cina? Sono umile. Non sono qui per dire che negozieremo la pace”.
Macron e von der Leyen, pur impegnati nello stesso viaggio, hanno piani non proprio coincidenti: la presidente della Commissione Ue dovrà muoversi tra i vari punti di vista dei 27 Paesi che rappresenta e la costante pressione di fondo degli Stati Uniti. Domani, i due presidenti, tra i vari incontri, vedranno il premier Li Qiang e poi insieme Xi, solo per una parte. Il leader cinese, in nome della richiesta di “autonomia strategica” dell’Ue mira a separare il fronte Washington-Bruxelles, mai così unito da decenni dopo la guerra di Putin.
L’assetto di von der Leyen riflette la rapidità con cui la Cina è salita nell’agenda dell’Ue: per anni, Bruxelles ha lasciato che la questione dei rapporti andasse in secondo piano per le varie opinioni all’interno del blocco. La retorica aggressiva di Pechino, la sua rappresaglia economica contro i Paesi del blocco e i timori di una Cina sempre più vicina alla Russia (e con l’ipotesi di aiuti allo sforzo bellico di Mosca) hanno reso impossibile evitare l’argomento.
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