Il ‘Team Europa’ trasloca a Kiev per due giorni. Domani, infatti, nella capitale ucraina vi sarà un incontro del collegio dei commissari con il governo (una sorta d’inedito Consiglio dei ministri congiunto) dedicato principalmente al tema dell’adesione all’Unione Europea mentre, venerdì, sarà la volta del summit Michel-von der Leyen-Zelensky, più incentrato sulle questioni relative alla guerra.
Il presidente ucraino sa che quella di domani sarà una tappa cruciale nel viaggio del suo Paese verso l’Ue e dunque vuole fare bella figura: i vertici delle dogane sono stati decapitati e sono scattate perquisizioni e fermi all’agenzia fiscale in un nuovo giro di purghe contro i corrotti. Un blitz che non ha risparmiato personaggi come Igor Kolomoisky, l’oligarca ed ex alleato politico del presidente ucraino, la cui casa è stata perquisita nell’ambito di un’indagine sulla sospetta evasione dei dazi legata alla società petrolifera Ukrnafta.
La concessione dello status di Paese candidato, la scorsa estate, è stata accompagnata da una serie di richieste (sette) da esaudire prima di poter passare allo stadio successivo: l’apertura dei negoziati vera e propria. Le riforme (di questo si tratta) comprendono vari capitoli, come la selezione dei giudici della Corte costituzionale, la lotta alla corruzione e all’influenza degli oligarchi, la protezione delle minoranze e una nuova legge sui media. Processi che possono impiegare decenni qui vanno invece approvati a rotta di collo. Nella bozza di conclusioni del vertice c’è un passaggio in cui vengono “riconosciuti i notevoli progressi compiuti” dall’Ucraina a tal fine e s’incoraggia il Paese a “proseguire su questa strada e a soddisfare le condizioni specificate nel parere della Commissione”. Che il prossimo ottobre pubblicherà un report, proprio sull’avanzamento delle riforme.
“Stiamo accelerando il più possibile, non è un caso se 15 commissari si recano a Kiev in questo momento e in queste condizioni”, ha sottolineato l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell, che prenderà parte a entrambi gli eventi. Ma la realtà è che il processo di adesione si basa sui fatti e sui meriti, non ci possono essere scorciatoie.
“Nessuno pensa seriamente che l’Ucraina possa entrare nell’Ue nei prossimi anni, semmai si parla di decenni”, confida un’alta fonte diplomatica europea. Insomma, le aspirazioni ucraine – corroborate dalle dichiarazioni dello stesso Zelensky – rischiano di volare troppo alto e le aperture ricevute sinora potrebbero non essere seguite da misure concrete.
Al summit ad ogni modo si toccheranno altri temi. La guerra, ovviamente. L’Ue porterà in dono un rinnovato impegno sull’addestramento dei soldati ucraini – 30mila e non più 15mila – e che ora comprenderà anche i carristi. Il piano di pace in 10 punti di Zelensky verrà discusso – l’Ue lo sosterrà – e, al contempo, si affronterà anche la questione della ricostruzione, collegata dell’eventuale utilizzo dei beni congelati alla Russia dai Paesi dell’Ue e del G7. Infine, il decimo pacchetto sanzioni allo studio a Bruxelles, che dovrebbe vedere la luce in tempo per il 24 febbraio, anniversario dell’inizio del conflitto.
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