Il risultato delle Regionali ha fatto da attizzatoio alle recriminazioni interne al Pd contro i dirigenti. Il segretario Enrico Letta ha provato a farsi scudo coi dati del partito, stimato al 20% sia nel Lazio sia in Lombardia: “L’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata.
Rimaniamo saldamente seconda forza politica e primo partito dell’opposizione”, ha detto. Ma è iniziato lo sprint per la sua successione e i candidati non hanno fatto sconti: “La sconfitta è in continuità con quella delle politiche del 25 settembre – ha detto Stefano Bonaccini – Dobbiamo chiudere questo capitolo e aprirne uno nuovo, dove il Pd torna centrale e attrattivo”. Anche più netta Elly Schlein: “Ora bisogna cambiare per davvero, nella visione, nei volti e nel metodo”. Per Bonaccini e Schlein è stato il primo giorno di competizione dopo l’esito praticamente ufficiale del voto fra gli iscritti sugli aspiranti segretari Pd: il presidente dell’Emilia Romagna è al 54,35%, avanti di 20 punti alla concorrente, che è al 33,7%. Hanno votato in 127.289, contro i 189 mila del congresso 2019 (vinse Nicola Zingaretti) e i 266 mila del 2017 (vinse Matteo Renzi).
Mancano solo i risultati dei circoli di Lazio e Lombardia, dove le urne saranno aperte fino al 19. Ma per Gianni Cuperlo (7,46%) e Paola De Micheli (4,49%) non ci sono speranze di partecipare al ballottaggio del 26 febbraio, quando voteranno anche i non tesserati. L’intenzione di Bonaccini e Schlein è quella di tracciare un linea netta fra un prima, che ha portato il Pd al 19% delle politiche, e quel dopo che inizierà il 26 febbraio. “Voglio aprire una storia diversa – ha detto Bonaccini – Le persone che sono state protagoniste di questa serie di sconfitte si fermano un giro e stavolta facciamo giocare quelli che hanno dimostrato di saper vincere contro la destra”, cioè gli amministratori locali. Per Marco Furfaro, in squadra con Schlein, “servono nuovi leader credibili, una nuova passione politica. E anche il Pd o si cambia o si muore”. Il messaggio è chiaro. Ma la sfida ora non è più a prendere le distanze dal passato, ma a mettere su gli ultimi scalini per superare l’altro e conquistare il partito. “Lo scarto di venti punti” da Schlein “è davvero significativo”, ha sottolineato Bonaccini. Ma dalle parti di Schlein si guarda ai gazebo, nella convinzione di poter ribaltare il risultato. E si sottolineano i dati meno scontati: come quelli “nei circoli dell’Emilia Romagna, che sono sopra le aspettative – fanno sapere i comitati regionali che la sostengono – Una media regionale di circa il 29%, in cui spiccano la provincia di Rimini con il 41%, poi la provincia di Bologna con il 34% e Forlì con il 31%”. E in Puglia “i congressi dei circoli del Pd in provincia di Bari hanno assegnato alla mozione Schlein il 27% mentre su scala regionale abbiamo superato il 40%: un risultato importante che apre alla possibilità di una vittoria di Elly Schlein alle primarie”. E anche in Toscana Schlein “ha il 44% delle preferenze e ha impedito agli altri candidati di arrivare al 50%”. Oltre al dato generale, dalle parti di Bonaccini si fa notare che è primo nei circoli Pd all’estero, con il 53,8%. E anche il comitato umbro festeggia: “Stefano stacca di oltre 20 punti, con punte sopra l’80% dei consensi in Alto Tevere e nello spoletino”. Il voto nei gazebo sarà però un’altra partita: se nei circoli hanno votato 130 mila persone, ai gazebo se ne aspettano un milione o giù di lì. Così partono gli appelli: “A Paola De Micheli e Gianni Cuperlo – ha detto Bonaccini – chiederò se valutano possibile una convergenza sulla mia proposta o se ritengono invece di non dovere fare nulla”. E anche Schlein dovrà cercare di attrarre chi finora ha votato per i due rimasti fuori.
Cuperlo non sembra orientato a un endorsement. E per De Micheli la riflessione è appena iniziata.
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