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La Russa: ‘No a qualsiasi regime’. Ed elogia la Resistenza

Lei si sente antifascista? “Dipende dal significato che si dà alla parola antifascista. Già durante resistenza c’erano antifascisti bianchi, cattolici e rossi. Poi c’è stato l’antifascismo militante degli anni settanta. In quel senso è difficile dare una risposta, ma se intende un no deciso alla dittatura e al nostalgismo allora sì”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a ‘Cinque minuti’ su Rai Uno.

C’è l’omaggio al “valore assoluto” della Resistenza e subito dopo c’è il ricordo delle “aberrazioni di tutti i regimi totalitari”. C’è la farfalla gialla di carta lasciata sulla lapide alle vittime del lager nazista di Terezin e qualche ora prima c’è stato il mazzo di fiori alla croce che ricorda Jan Palach, lo studente che morì dandosi fuoco per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha trascorso il 25 Aprile a Praga. È volato nella capitale ceca per la Conferenza dei presidenti dei Parlamenti dell’Ue, dopo aver partecipato alla cerimonia all’Altare della Patria, a Roma, con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, il presidente della Camera Lorenzo Fontana e la presidente del consiglio Giorgia Meloni. L’annuncio dell’omaggio a Palach in piazza San Venceslao ha sollevato più di una critica: “Ci sono 364 giorni per farlo, perché proprio quella della Liberazione?”, ha detto l’Anpi, che ha chiesto le dimissioni di La Russa. Il presidente del Senato ha evitato la contrapposizione frontale, non ha scavato solchi: “Sono stato al monumento dedicato a Jan Palach – ha detto alla Conferenza dei parlamentari – come ho sempre fatto ogni volta che sono venuto a Praga. E l’ho fatto anche stavolta perché non potevo certo mancare di rispetto verso la vostra storia”. Cerimonia quasi in solitaria: un mazzo di fiori bianchi, senza nastri né firme, deposto di primo mattino, in largo anticipo sul programma. Una scelta che ha finito per depistare anche i giornalisti. Oltre a un gruppo di italiani residenti a Praga, che aveva organizzato una contestazione: più tardi, là dove La Russa ha deposto i fiori, hanno esposto un cartello, “Viva la Costituzione antifascista nata dalla Resistenza”, a mo’ di risposta alle dichiarazioni sul rapporto fra antifascismo e Carta. Un richiamo che qualcuno – nell’opposizione – ha sentito rimbalzare anche nel discorso pronunciato a Cuneo da Mattarella, quando ha parlato della “Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”. Condivide le parole di Mattarella? “Certo – ha risposto La Russa – sempre si condivide il Presidente”. Per la seconda carica non è stato il giorno della polemica, del sarcasmo. Poca voglia di parlare coi giornalisti: solo un saluto salendo in macchina, mentre un cronista gli stava chiedendo se “in un giorno come questo” si sia sentito antifascista. Per La Russa è stato un 25 aprile più di gesti simbolici che di parole. Cinquanta minuti al campo di concentramento di Terezin, in silenzio davanti alle lapidi del cimitero, dopo la visita alle celle. Poi, la corona di fiori, il raccoglimento. Nel tragitto, La Russa ha trovato il modo di smorzare il turbamento quando la guida – un italiano di origini peruviane – gli ha rivelato di condividere la fede interista e quando c’è stato un qui pro quo sul comportamento dei sovietici dopo la liberazione del campo. Per le parole, La Russa ha scelto la Conferenza dei parlamenti Ue. Il “25 aprile, per l’Italia è un giorno molto importante, è il giorno nel quale viene ricordata la Liberazione dall’occupazione nazista nella Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del fascismo”, ha detto, ricordando “il valore assoluto della Resistenza nel superare la dittatura e nel ridare all’Italia la democrazia”. Per La Russa, “la capacità di contrastare ogni forma di regime totalitario potrà venire dall’attuazione di politiche coraggiose, dalla capacità di realizzare veri processi di pacificazione e dando testimonianza delle aberrazioni di tutti i regimi totalitari”. E poi, la citazione di Liliana Segre: “Faccio mie le parole che pronunciò al Parlamento europeo il Giorno della Memoria: ‘C’era una bambina a Terezin, di cui non ricordo il nome, che disegnò una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati'”.


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