La riforma giudiziaria che ha spaccato Israele è il principale perno su cui ruota l’azione dell’esecutivo di Benyamin Netanyahu dal momento (fine dicembre 2022) in cui è entrato in carica. Gli architetti della legge sono il ministro della Giustizia Yariv Levin (Likud) e il potente presidente della Commissione costituzionale della Knesset Simchà Rothman (Sionismo religioso). Il governo sostiene che la riforma serva a riequilibrare una situazione sbilanciata in cui la Corte Suprema è andata spesso oltre le sue prerogative. Per gli oppositori invece si tratta di un attacco alla democrazia e ai diritti civili che altera gli equilibri di potere a favore esclusivamente dell’esecutivo. Ecco i punti principali della riforma, tenendo presente che in Israele non esiste una Carta costituzionale bensì Leggi base (Basic laws). * Clausola di deroga – Permette alla Knesset, con una semplice maggioranza di 61 deputati (su 120), di ripresentare e approvare una legge già bocciata dalla Corte Suprema, a differenza di quanto avviene oggi.
* Nomina dei giudici della Corte Suprema – Cambio del meccanismo di nomina e del loro numero. Da 9 si passa a 11, con prevalenza di quelli indicati dalla maggioranza politica rispetto ai componenti tecnici.
* Carattere di ‘estrema irragionevolezza di una decisione’ – In base a questo criterio, oggi la Corte Suprema può revocare una nomina governativa. E’ accaduto con quella fatta da Netanyahu per Aryeh Deri a ministro dell’Interno e della Sanità, bocciata dalla Corte in quanto Deri è stato condannato per frode fiscale ed ha tra l’altro patteggiato la condanna con la promessa di ritirarsi dalla vita politica. Il governo intende abolire questa potestà della Corte.
* Consiglieri giuridici – La riforma intende limitare la loro influenza nei ministeri. I loro pareri sono usati dalla Corte Suprema nel giudizio sulla buona condotta del governo. La riforma vuole stabilire che quelle raccomandazioni non siano vincolanti.
Va infine ricordato che la riforma è stata presentata dal governo mentre Netanyahu è sotto processo a Gerusalemme per corruzione, frode e abuso di potere: una circostanza che secondo molti analisti solleva un conflitto di interessi con la legge stessa.
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