Chissà se il pensiero di Vittorio Pisani, nominato nuovo capo della Polizia, oggi è andato a quel 18 dicembre del 2013, quando i giudici del tribunale di Napoli lo assolsero dalle accuse di abuso di ufficio, falso, rivelazione di segreto e favoreggiamento. Un verdetto accolto con commozione in aula dopo due anni durissimi. Quella vicenda giudiziaria aveva frenato l’ascesa dell’investigatore. Ma dieci anni dopo Pisani sale sulla sedia più alta del Dipartimento per la pubblica sicurezza. Prende il posto di Lamberto Giannini, che sconta anche il ‘peccato originale’ di essere legato al suo predecessore Franco Gabrielli, inviso a parte della maggioranza di centrodestra, dalla Lega al sottosegretario Alfredo Mantovano. Il nuovo capo della Polizia ha, inoltre, la piena fiducia del titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, che ha portato la nomina in Consiglio dei ministri. E, contrariamente a quanto avvenuto per il vertice della Guardia di finanza, il nome è passato senza scossoni. La premier Giorgia Meloni ha elogiato “due servitori dello Stato di grande competenza ed esperienza che contribuiranno a rafforzare la sicurezza dei cittadini e la difesa delle istituzioni”.
Con Pisani i ‘mobilieri’ tornano a guidare la Polizia, dopo Giannini e Gabrielli, entrambi provenienti dalla Digos.
Calabrese come un altro suo celebre predecessore, Gianni De Gennaro, il nuovo capo è nato a Catanzaro il 22 maggio di 56 anni fa. Il padre era un agente della Stradale. Si diploma presso l’Istituto superiore di Polizia e nel 1987 riceve il premio ‘Luigi Calabresi’ quale miglior allievo vice commissario.
Si laurea in Giurisprudenza e va subito alla squadra Mobile di Napoli, dove passa gli anni ’90 fino a diventarne il capo. Al suo attivo la cattura di boss di camorra come i casalesi Michele Zagaria e Antonio Iovine: le storie di quelle indagini saranno raccontate nella fiction Rai ‘Sotto copertura’. Nelle sue investigazioni si serve di una rete importante di confidenti.
“Sono l’arma in più”, spiegava. Sul tema ha anche scritto un libro nel 2007: “Informatori, notizie confidenziali e segreto di polizia”. I confidenti sono però anche un’arma a doppio taglio, con la quale ci si può sporcare le mani. Salvatore Russo, da lui reclutato, diventato collaboratore di giustizia, lo indica come favoreggiatore dei fratelli Iorio, imprenditori della ristorazione, riciclatori di denaro della camorra. Nel 2011 Pisani viene rinviato a giudizio dalla Dda di Napoli e subisce l’onta del divieto di dimora nel capoluogo campano. In quell’occasione, l’allora ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, lo chiama per assicurargli “stima e fiducia”.
Due anni dopo l’assoluzione; in seguito Lo Russo viene condannato per calunnia.
Nel suo lungo periodo napoletano Pisani dà anche parere negativo sulla scorta da assegnare a Roberto Saviano. “A noi della Mobile – raccontò in un’intervista – fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta”. Nonostante il parere la tutela allo scrittore venne poi assegnata.
La carriera di Pisani è costellata di encomi per le operazioni di polizia contro la criminalità organizzata. Dal 1999 approda allo Sco di Roma, ma nel 2004 torna a Napoli fino alla disavventura giudiziaria. Passata la tempesta torna a scalare le posizioni: nel 2014 diventa direttore del Servizio immigrazione; dal 2019 è vicedirettore dell’Aisi.
A far posto a Pisani è Lamberto Giannini, cui viene assegnata la prefettura di Roma. Un evidente ‘downgrade’, nonostante il Giubileo del 2025 da gestire. Lui mostra comunque lo spirito del servitore di Stato. “Amarezza? No”, assicura non negandosi ai cronisti. “Adesso guardo alla nuova sfida che mi attende nella mia città, che conosco molto bene, so quanto impegno ci vuole, ho già preso contatto con il sindaco. C’è – aggiunge – il grandissimo orgoglio di aver guidato la polizia, dopo un lungo percorso iniziato come agente ausiliario, è una pagina indelebile della mia vita”.
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