Il governo incassa la fiducia della Camera sul decreto sulla P.a. tra le polemiche dell’opposizione e con gli strascichi dello scontro con la Corte dei Conti sul controllo concomitante e lo scudo erariale. I sì sono 203, i contrari 134 e 3 gli astenuti. Ma dopo la votazione va in scena l’ostruzionismo di Pd, M5s e Avs che presentano e illustrano quasi 150 ordini del giorno in una seduta fiume che fa slittare di ora in ora il voto finale sul provvedimento. E’ la protesta dell’opposizione in particolare contro la stretta sui controlli dei magistrati contabili. Il governo, però, difende la scelta e ribadisce di aver agito in linea con i governi precedenti. Una fake news per il centrosinistra che rispolvera, a riprova, il disegno di legge della scorsa legislatura a firma, tra gli altri, di Giovan Battista Fazzolari, Lucio Malan e Massimiliano Romeo presentato al Senato e che prevedeva, all’articolo 3 che ‘su ogni piano, programma o progetto, comunque denominato, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza la Corte dei conti assicura l’immediato svolgimento del controllo concomitante'”. “Come si cambia per non morire…”, ironizza il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli postando sui social il frontespizio del ddl. “Malan, Fazzolari e quanti hanno sottoscritto il disegno di legge 2185 nella scorsa legislatura evidentemente hanno cambiato idea”, attacca anche Benedetetto Della Vedova di +Europa. Il governo, intanto, dopo lo scontro con i magistrati contabili getta acqua sul fuoco. “Siamo sicuri – dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani – che i controlli di legalità ci saranno, come è giusto che sia. Però il controllo di legalità non può bloccare le opere perché se non realizziamo le opere veniamo meno all’obiettivo principale che ha il governo”.
La stessa linea espressa dalla premier Giorgia Meloni e ribadita dal ministro degli Affari europei, le Politiche di coesione, il Sud e il Pnrr Raffaele Fitto che ha incontrato in mattinata alcuni governatori a Palazzo Chigi nell’ambito del lavoro di ricognizione per coordinare a livello istituzionale la programmazione e l’impiego dei fondi nazionali ed europei e ottimizzarne l’utilizzo sui territori. “Nessuna deriva autoritaria del governo – ha evidenziato Fitto – riguardo la Corte dei conti: non vi è, infatti, nessuna limitazione dei controlli della magistratura contabile. Ha perfettamente ragione Giorgia Meloni nel sostenere che il nostro governo, su questo aspetto, si muove in linea con il governo Draghi”.
A difesa del provvedimento si schiera anche il leader della Lega Matteo Salvini: “Abbiamo fatto esattamente quello che hanno fatto Conte e Draghi – dice il ministro – sul controllo della Corte dei Conti sul Pnrr. O erano distratti quando la stessa cosa veniva fatta da Conte e Draghi che erano al governo, oppure hanno cambiato idea”. Scambi di accuse tra maggioranza e opposizione che proseguono per tutto il giorno e arrivano anche in Aula dove c’è spazio anche per qualche scintilla. Accade quando il pentastellato Riccardo Ricciardi attacca rivolgendosi ai banchi del centrodestra: “Non siete fascisti, siete incapaci e inetti. A darvi dei fascisti vi si fa un favore. Siete una maggioranza di inetti”. Il vicepresidente Giorgio Mulè invita a moderare i toni: “Eviti di usare espressioni che finiscono con l’essere eccessive”.
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