Le tende continuano a ‘campeggiare’ sulle piazze di mezza Italia. Le canadesi sinonimo di emergenza e precarietà diventano il simbolo della ‘resistenza’ dei fuorisede, costretti a sborsare cifre esorbitanti per un posto letto nelle città universitarie.
Archiviata l’impasse a palazzo Chigi tra il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e la collega dell’Università, Anna Maria Bernini, il governo sblocca i 660 milioni per gli alloggi universitari che, entro il 2026, aumenteranno di 60 mila posti, che vanno ad aggiungersi agli attuali 40 mila. “Abbiamo chiesto un censimento degli immobili inutilizzati affinché vengano messi a disposizione per gli studenti”, sono state le parole della ministra Bernini che, insieme con i colleghi competenti dell’esecutivo, presto potrebbe vedere le associazioni studentesche. L’obiettivo è quello di porre rimedio a un problema che esiste da sempre in Italia ma che, tra crisi post-Covid e inflazione, ha raggiunto picchi insostenibili per le famiglie degli studenti fuorisede.
“Insisteremo per maggiori risorse per il diritto allo studio – ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha incontrato gli studenti all’Università La Sapienza di Roma -. Servono maggiori alloggi pubblici per studentesse e studenti. Adesso con il Pnrr la questione qual è, che la parte di studentati per fare nuovi posti letto pubblici procede un po’ a rilento, mentre anche le risorse annunciate oggi dal governo vanno più verso le realtà private, quindi non diventano strutturali. Bisogna stabilire criteri chiari su come usiamo le risorse del Pnrr affinché siano soluzioni strutturali”.
Gli universitari hanno ‘occupato’ otto piazze italiane, Milano, Pavia, Padova, Venezia, Bologna, Perugia, Firenze e Roma. Ma nei prossimi giorni le manifestazioni faranno tappa in altre città, tra cui anche Trento. “Tetto al canone=tetto sulla testa”, si legge sui tantissimi striscioni esposti nelle piazze. L’Unione degli Universitari, movimento che coordina le proteste, ha scritto alla ministra Bernini per chiedere un tavolo di lavoro per “coinvolgere e consultare le nuove generazioni” anche sulle ipotesi di spesa del Pnrr. Ed è proprio da lì, infatti, che arriveranno i 960 milioni per raddoppiare i posti-alloggi messi a disposizione degli enti regionali per il diritto allo studio universitario che oggi superano di qualche decina le 40 mila unità. Arriva a stretto giro la risposta del presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, che annuncia l’intenzione di voler convocare ministri, studenti, enti locali e Regioni per “risolvere un tema che è stato trascurato fino ad oggi”.
A Firenze il sindaco Dario Nardella ha convocato un primo tavolo con gli studenti a Palazzo Vecchio. “Per il breve periodo – le parole di Riccardo Pisoni, rappresentante studenti Udu in Senato accademico – le risposte sono state molto vaghe, mentre per il lungo periodo è emersa l’idea della partecipazione dei privati alla realizzazione di nuove residenze”.
A Venezia, invece, l’assessora regionale all’Istruzione, Elena Donazzan, ha lanciato l’idea di “colpire duro chi fa Airbnb selvaggio”, un sistema – ha detto – che “non genera economia né tassazione, toglie solo dal mercato posti letto e posti di vita”.
Inevitabile, dunque, monta la polemica politica, mentre gli studenti incassano il sostegno dei vescovi italiani che, per bocca del vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino, parlano di “protesta, mite, civile, che dice agli adulti e specialmente a coloro che hanno responsabilità politiche: vi rendete conto che non ce la facciamo?”.
Appoggio anche dalla Cgil che denuncia l'”assenza di serie politiche pubbliche per il diritto allo studio”, situazione che porta inevitabilmente alla “speculazione privata, e relativo caro-affitti, nel mercato degli alloggi per studenti fuorisede”. Le opposizioni attaccano il governo invocando un tavolo di lavoro e “politiche serie”, mentre dalla Lega il deputato Rossano Sasso, già sottosegretario all’Istruzione durante il governo Draghi, invita “gli studenti politicizzati di sinistra” a “tornare a casa” visto che il governo “ha appena sbloccato 660 milioni per gli alloggi”. Gli universitari, dal canto loro, continuano la protesta perché – ripetono – “il diritto all’alloggio è il diritto allo studio”.
L’INIZIATIVA A GENOVA
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