Alcune righe scritte in fretta con la stilografica che portava sempre con sé, seduto in tinello con già il cappotto addosso in attesa di salire sulla macchina che lo avrebbe riportato all’ospedale da cui solo pochi giorni prima aveva preteso di essere dimesso. Silvio Berlusconi il 19 gennaio 2022 aveva paura che dal San Raffaele non sarebbe mai uscito e ha voluto sistemare gli ultimi dettagli delle sue volontà pensando alla compagna Marta Fascina, al fratello Paolo, all’amico di una vita, Marcello dell’Utri. Lasciando un messaggio ai figli: “tanto amore a tutti voi“.
E’ diverso il tono di questo ultimo atto rispetto ai due primi testamenti. Quelli, scritti su fogli gialli di block notes con l’intestazione stampata in verde Villa San Martino, sono asettici. Il primo preparato pochi giorni dopo il suo settantesimo compleanno, il secondo appena guarito dal Covid. Quest’ultimo invece è più emozionato, annotato con il dubbio sul futuro, “se non dovessi tornare…” .
La busta aperta, consegnata da Fascina al notaio Arrigo Roveda, è indirizzata “ai miei figli”. Nel messaggio il Cavaliere si rivolge a “cara Marina, Piersilvio, Barbara e Eleonora” non citando Luigi. Una dimenticanza in un momento drammatico, ma con conseguenze, dato che in questo modo i lasciti decisi da Berlusconi per il fratello, la compagna e Dell’Utri, non saranno (o non dovrebbero essere) presi in parte dalla eredità dell’ultimogenito.
Con una grafia un pò incerta, il Cavaliere scrive “sto andando al San Raffaele. Se non dovessi tornare Vi prego di prendere atto quanto segue. Dalle vostre eredità di tutti i miei beni dovreste riservare queste donazioni a: 1) Paolo Berlusconi: euro 100 milioni. 2) a Marta Fascina: euro 100 milioni. 3) a Marcello Dell’Utri: euro 30 milioni per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me. Grazie, tanto amore a tutti voi. Il vostro papà” e una piccola firma in fondo.
Testimone di questo atto è chi lo stava accompagnando in ospedale: la stessa Fascina, Antonino Battaglia, dal 1990 una delle sue storiche guardie del corpo e Stefania Gaiani. Il cavaliere dall’ospedale è poi stato dimesso il 31 gennaio, ma poi vi è tornato a più riprese.
E’ invece lo stesso notaio Arrigo Roveda uno dei testimoni del primo atto scritto di Berlusconi, quello del 2006: testamento è la prima parola. Seguono otto righe per assegnare la quota disponibile dell’eredità (cioè quella non compresa nella legittima) a Marina e Pier Silvio lasciando “il resto in parti uguali” ai cinque figli. Non viene citata l’allora moglie Veronica Lario, che avrebbe avuto diritto alla legittima e dalla quale divorzierà solo nel 2014. E nessun riferimento, nei tre atti, a Forza Italia, come invece più di qualcuno si aspettava, o a singole proprietà.
Il testo del 5 ottobre 2020, mentre si stava riprendendo dopo il ricovero per il Covid, che ha definito “infernale malattia”, è una aggiunta per donare a titolo di legato al fratello cento milioni.
Delle donazioni sapevano Paolo e Marta, che potrà restare a vivere a Villa San Martino perché la legge prevede per il convivente la possibilità di continuare ad abitare nella residenza comune. Non era invece informato Marcello Dell’Utri che è rimasto choccato quando il notaio lo ha informato dei 30 milioni a suo favore “perché non mi doveva nulla”. “Io ho dato tutto per lui e lui – ha concluso – ha dato tutto per me”.
Source: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/politica_rss.xml