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Anna e Yulia, simbolo dell’attacco russo a Kramatorsk

“Una tristezza e un dolore insopportabile, non perdoneremo”. Le parole del Dipartimento dell’istruzione di Kramatorsk raccolgono la rabbia e il dolore che crescono in Ucraina per l’ennesima strage che ha spezzato le vite innocenti di chi aveva appena iniziato a crescere, e a sognare. Sono almeno 11 le vittime, più una sessantina di feriti. La Russia nega responsabilità, mentre Borrell parla di un nuovo crimine di guerra di Mosca.

Rimbalzano sui social i volti sorridenti di Anna e Yulia Aksenchenko, le gemelle di 14 anni i cui corpi senza vita sono stati tirati fuori dalle macerie del ristorante Ria, insieme ad altri nove cadaveri, tra cui un 17enne.

Capelli biondi, occhi luminosi, spenti per sempre da una guerra che ancora una volta non conosce regole. Anna e Yulia avevano appena finito le medie alla scuola numero 24 di Kramatorsk, il 4 settembre avrebbero compiuto 15 anni. Lyudmila Osadcha, la loro insegnante di matematica, le ha definite studentesse diligenti, sapevano disegnare bene.

Dopo l’inizio dell’invasione, Anna e Yulia erano state costrette a lasciare Kramatorsk, tra le città più martoriate dalla guerra, distante solo poche decine di chilometri dal fronte di Bakhmut. Si erano trasferite nel villaggio di Dobropillja, da dove studiavano a distanza. “Erano venute in città in vacanza per vedere la madre, che lavora in un ambulatorio locale”, ha spiegato Osadcha. “Fisicamente erano molto simili, ma i loro caratteri erano diversi. Anna era più ‘diretta’ e Yulia era un po’ più tranquilla. Anna l’ha sempre sostenuta e aiutata”.

Raid russo su un ristorante di Kramatorsk

“Il razzo russo ha fermato il battito dei cuori di due angeli. È difficile trovare parole di conforto, impossibile guarire il dolore e l’amarezza della perdita”, scrive il dipartimento dell’istruzione di Kramatorsk. Le due ragazze saranno seppellite a Dobropillja. Per loro, la madre sta cercando abiti da sposa. “Ma in questo momento non ne abbiamo uno in città, nessun salone è aperto”, dice Osadcha.
   


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