Amnesty International lancia l’allarme: in Iran sono state uccise 525 persone dall’inizio delle proteste scoppiate il 13 settembre scorso a seguito dell’arresto, e poi della morte, di Mahsa (Zhina) Amini, una ragazza di 22 anni di origini curde. Tra le vittime delle proteste ci sono anche 71 bambini.
Masha Amini era stata fermata dalla polizia morale, accusata di non indossare in modo corretto il velo obbligatorio. Da quel momento, donne e uomini sono scesi in strada per manifestare al grido di ‘Donna, Vita, Libertà’, e dichiarare la loro aperta opposizione al regime dell’ayatollah Ali Khamenei, che punisce qualsiasi atto ritenuto “offensivo” per la pubblica decenza con la reclusione da dieci giorni a due mesi oppure con 74 frustate.
Le proteste proseguono nonostante la brutale repressione che ha portato anche all’arresto di 19 mila persone, secondo Amnesty International. L’organizzazione denuncia gravissime violazioni dei diritti umani, come i processi farsa che hanno portato alla morte del manifestante Mohsen Shekari, condannato con l’accusa di “inimicizia contro Dio”, e di un altro giovane, Majidreza Rahanvard, impiccato pochi giorni dopo. Il timore di Amnesty è che altri rischino l’esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora. “Proprio questo – spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – è il momento in cui la solidarietà internazionale risulta cruciale. È fondamentale che tutti ci uniamo intorno alla lotta di migliaia di donne e di uomini che stanno rischiando la vita per costruire un futuro di diritti e libertà”.
Con queste parole Noury lancia la campagna “Chi lotterà al tuo posto quando non ci sarai più?”, invitando i sostenitori dell’ong a incentivare il lascito solidale, uno strumento che risulta fondamentale dal momento che, spiegano, “l’Organizzazione non accetta fondi da governi, istituzioni né grandi aziende, ma vive delle donazioni provenienti da persone comuni”.
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