Bruxelles – Sono 10 le vittime palestinesi accertate del raid delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Almeno 20 i feriti. “Un massacro compiuto dal governo di occupazione israeliano nel silenzio internazionale”, è il grido di Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente palestinese Abu Mazen. Un “operazione di antiterrorismo” per catturare “una cellula della Jihad islamica coinvolta pesantemente nella realizzazione e nella progettazione di molteplici attacchi terroristici, incluse sparatorie contro militari e civili israeliani”, replicano le Idf israeliane.
Gli scontri si sono verificati al termine di una settimana in cui sia il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, che il presidente israeliano, Isaac Herzog, si sono recati a Bruxelles: il primo è stato invitato al Consiglio Affari Esteri lunedì 23 gennaio, il secondo ha incontrato Ursula von der Leyen e Roberta Metsola prima di tenere un discorso al Parlamento europeo, ieri mattina (26 gennaio), alla cerimonia per la Giornata della memoria. Shtayyeh aveva definito “fruttuoso” l’incontro con l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, e con i 27 Ministri degli Esteri dei Paesi membri, in cui è stato ribadito il sostegno alla soluzione dei due Stati e l’impegno a fare in modo che Israele fermi le sue annessioni unilaterali del territorio palestinese.
Eppure un’altra volta, l’Europa osserva attonita e incapace di reagire alla violenza nei territori occupati. “Ciò che sta succedendo in Cisgiordania dimostra che la situazione sul campo continua a essere molto tesa”, ha ammesso il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano. Nel 2022, secondo l’ufficio di coordinamento umanitario per il Territorio Palestinese Occupato (Ocha-Opt) delle Nazioni Unite, sono state 191 le vittime palestinesi per mano delle Idf o dei coloni israeliani. Un numero così alto non lo si vedeva dalla fine della seconda intifada, nel 2006. “Questo è un trend negativo, che va letto anche alla luce degli attacchi terroristici compiuti l’anno scorso in Israele”, ha dichiarato Stano. Anche se, nello stesso periodo, Ocha-Opt ha registrato solamente 21 decessi di cittadini israeliani, 17 civili e 5 militari.
“Mentre continuiamo a sostenere il diritto legittimo di Israele di decidere sulla sua sicurezza, ribadiamo che l’uso di forza letale deve essere proporzionato, in linea con la legge internazionale, utilizzabile solo come ultima risorsa e allo scopo di proteggere vite”, ha affermato ancora il portavoce del Seae, appellandosi a “entrambe le parti per fare del loro meglio per fermare l’escalation“. Le premesse non sono le migliori: l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha fatto sapere che il Coordinamento di sicurezza con Israele, il tavolo di collaborazione tra i due governi per mantenere l’equilibrio in Cisgiordania, “non esiste più da questo momento”. Mentre diverse fonti riportano le promesse di vendetta di Hamas e della Jihad islamica palestinese: “Israele pagherà il prezzo per il massacro di Jenin”, avrebbe dichiarato uno dei leader di Hamas, Saleh Al-Arouri.