Bruxelles – Il passo falso del presidente francese, Emmanuel Macron, nella sua lunga disamina dei rapporti tra Ue, Cina e Stati Uniti è arrivato su una questione spinosa, che difficilmente l’inquilino dell’Eliseo poteva sperare passasse inosservata: quella che ha al centro Taiwan e la crescente aggressività cinese nello Stretto che separa la piccola isola dalla superpotenza geopolitica. E se lo stesso Macron auspica che l’Europa non segua “il ritmo scelto da altri”, la reazione sul continente è invece di irrigidimento di fronte al rischio di disinteresse verso una nuova violazione dell’integrità territoriale di uno Stato sovrano. Anche a quasi 10 mila chilometri di distanza da Bruxelles.
“La cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei dovremmo essere dei seguaci su questo tema e adattarci al ritmo americano e a una reazione eccessiva della Cina”, è stato il commento di Macron sulla questione relativa a Taiwan, di ritorno dal viaggio di Stato in Cina della scorsa settimana insieme alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Parole piuttosto divisive, che arrivano in corrispondenza del doppio annuncio di Pechino dell’interdizione per domenica (16 aprile) alla navigazione e dell’istituzione di una no-fly zone per circa 30 minuti – a causa della “caduta di detriti di razzi” – in un’area a nord di Taiwan che costituisce un punto di snodo importante per le tratte verso Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud.
“Gli europei vogliono un’Unione Europea forte e autonoma e gli Stati Uniti l’hanno sempre sostenuta. L’Ue sostiene una Taiwan libera e sovrana come un’Ucraina libera e sovrana? Assolutamente sì“, è il commento dell’ex-premier belga ed eurodeputato di Renew Europe, Guy Verhofstadt. Più duro il presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, che ha definito quanto affermato dal leader francese “una falsa partenza per un dibattito urgente sulle relazioni dell’Europa con la Cina”, proprio per aver “diviso l’Occidente e rafforzato i nostri concorrenti autocratici”. Per questo motivo il Ppe ha chiesto un dibattito in sessione plenaria del Parlamento Ue “per valutare i danni e trovare un modo più costruttivo di procedere”. La sponda arriva anche dal gruppo Identità e Democrazia: “Ben venga la richiesta di un dibattito in Aula sulle sciagurate parole di Macron su Cina e Taiwan”, ha attaccato la leghista Anna Bonfrisco. Un dibattito sulla Cina comunque è già previsto dall’agenda della plenaria per martedì mattina (18 aprile) e la presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento Ue, Iratxe García Pérez, ha ricordato che “è più importante che mai affrontare le politiche interne e internazionali della Cina con una strategia europea coerente, efficace e olistica”. Questione di Taiwan inclusa.
Il viaggio in Cina con l’occhio a Taiwan
Chi è già impegnata invece a tentare di mettere una pezza e ribadire la posizione europea sui rapporti tra Cina e Taiwan è la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, in visita oggi (13 aprile) a Pechino. Un viaggio a cui si sarebbe dovuto aggregare anche l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ma lo stop è arrivato all’ultimo dopo il test Covid-19 positivo dello stesso Borrell. “Partner, concorrente, rivale sistemico: questa è la bussola della politica europea sulla Cina“, ha messo in chiaro la ministra tedesca in una nota. “La direzione in cui si sposterà il quadrante in futuro dipende anche dalla strada scelta dalla Cina”, con particolare attenzione rispetto “all’equilibrio tra controllo politico e apertura economica”.
A proposito del nodo Taiwan, Baerbock si farà portavoce della “comune convinzione europea che un cambiamento unilaterale dello status quo nello Stretto di Taiwan, e soprattutto un’escalation militare, sarebbe inaccettabile“. Parole nette e diverse – anche se non in contraddizione – rispetto a quelle del presidente francese Macron. Il tema sarà affrontato nell’ambito dell’esame dei “rischi delle dipendenze unilaterali” per una loro riduzione, “nel senso del de-risking” già esposto da von der Leyen prima del viaggio a Pechino: “Ciò è particolarmente vero alla luce del terrificante scenario di un’escalation militare nello Stretto di Taiwan, attraverso il quale transita ogni giorno il 50 per cento del commercio mondiale“. Non a caso la ministra tedesca nella sua dichiarazione fa esplicito riferimento alla Corea del Sud come “stretto alleato che sta saldamente al nostro fianco”, nonostante la distanza geografica. Ecco perché con Pechino dovrà essere affrontata la più grande questione del “comune interesse per la stabilità regionale nell’Indo-Pacifico, che di recente è stata seriamente minacciata dai test missilistici della Corea del Nord in violazione del diritto internazionale”.