Bruxelles – Procede spedito l’impegno dell’Unione Europea per rispondere a quello che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha definito “un orribile promemoria del periodo più buio della nostra storia“. La deportazione dei bambini ucraini in Russia. Nel corso della conferenza stampa di chiusura del Consiglio Europeo del 23 marzo, la leader dell’esecutivo comunitario ha menzionato questo argomento, “che per me è particolarmente importante”, come punto saliente delle discussioni tra i leader Ue sul capitolo Ucraina, annunciando la decisione di organizzare una Conferenza in collaborazione con il premier della Polonia, Mateusz Morawiecki, e le autorità ucraine: “Siamo all’inizio di un duro lavoro”.
Sottolineando con sdegno l’indicibilità di quanto sta accadendo nei territori occupati dall’esercito russo – “una deportazione di bambini” – la presidente von der Leyen ha fornito i dati raccolti da organizzazioni internazionali e servizi della Commissione: “A oggi 16.200 bambini ucraini sono stati deportati, solo 300 hanno fatto ritorno“. Un vero e proprio “crimine di guerra”, di cui l’autocrate russo, Vladimir Putin, e la commissaria per i Diritti dei bambini della presidenza, Maria Lvova-Belova, sono i primi responsabili: “Queste azioni criminali giustificano completamente il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale”, emesso venerdì scorso (17 marzo) e appoggiato esplicitamente anche nelle conclusioni del Consiglio Europeo.
Da parte delle istituzioni comunitarie c’è la spinta per dare un contributo nella risposta alla “tragedia” dei bambini ucraini rapiti e deportati in Russia, per quanto possibile. Dopo il lancio dell’iniziativa della Commissione Ue e del governo polacco, che si pone l’obiettivo di “portare indietro questi bambini”, sarà organizzata una conferenza di cui ancora non si conoscono i dettagli su luogo e data. Ciò che invece ha messo in chiaro la presidente von der Leyen è che “dovremo mettere insieme la pressione internazionale per prendere tutte le misure possibili per avere dettagli su questi bambini“. Da Bruxelles questo lavoro andrà a sostegno delle organizzazioni internazionali “rilevanti” che hanno necessità di “più e migliori informazioni sui bambini ucraini deportati in Russia, anche quelli che sono stati anche adottati da famiglie russe”. A sua volta la numero uno della Commissione Ue ha voluto ringraziare il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres – intervenuto in apertura del vertice dei leader Ue – “per aver offerto il supporto delle agenzie Onu, perché hanno un significativa esperienza su questa materia complessa”.
“We know that 16,200 children have been abducted by Russia.
This is a war crime. A horrible reminder of the darkest times in our history.
Together with 🇵🇱 PM @MorawieckiM, we will launch an initiative aimed at bringing them back.”
— President @vonderleyen#StandWithUkraine pic.twitter.com/aTt9cNXjBO
— European Commission (@EU_Commission) March 24, 2023
Le deportazioni di bambini ucraini in Russia
Dopo le stime fornite dalla presidente von der Leyen, si inizia ad avere un quadro più preciso sulla situazione dei bambini ucraini rapiti e deportati in Russia. Va considerato anche il report pubblicato in collaborazione tra l’Università di Yale e il programma ‘Conflict Observatory’ del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (istituito nel maggio dello scorso anno per documentare i crimini di guerra commessi o favoriti dall’esercito russo in Ucraina), che indica almeno seimila bambini ucraini – di età compresa tra i quattro mesi e i 17 anni – trattenuti in 43 campi di rieducazione in Russia e in Crimea, dove si terrebbero ‘programmi di integrazione’ prima dell’adozione di famiglie russe.
Non solo indottrinamento alla “visione del governo russo della cultura nazionale, della storia e della società”, ma anche addestramento militare. Tutte violazioni della Convenzione dei diritti dell’infanzia del 1989: dal rapimento di bambini durante un conflitto armato fino al trasferimento oltre i confini nazionali e la custodia prolungata senza il consenso esplicito dei tutori. Questi ‘programmi di integrazione’ risponderebbero al tentativo su larga scala di Mosca di russificare le regioni occupate in Ucraina, mentre il conflitto si trascina da un anno e un mese.