Bruxelles – Non cambia la strategia dei leader Ue sull’Iran: accantonate le richieste del Parlamento europeo di riconoscere il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) come organizzazione terroristica e di imporre sanzioni contro la Guida Suprema Ali Khamenei e il presidente Ebrahim Raisi, i ministri degli Esteri dei 27 hanno deciso oggi (23 gennaio) di aggiungere alla lista delle persone oggetto di misure restrittive 37 membri e entità legati al regime teocratico, elenco che ora conta 173 individui e 31 unità.
“Il quarto pacchetto di sanzioni adottato oggi è un chiaro messaggio che non rimarremo con le mani in mano davanti alle violazioni dei diritti umani in Iran”, ha commentato su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Questa volta, in continuità con il precedente pacchetto di sanzioni del 12 dicembre, a essere presa di mira dalle sanzioni Ue è soprattutto la rete di forze dell’ordine responsabile della repressione delle proteste. Tra i 18 individui sanzionati, oltre al ministro dello Sport e della Gioventù di Teheran, figurano diversi governatori delle province del Paese, comandanti dell’Irgc e delle forze dell’ordine (Lef), membri dell’Assemblea islamica e dirigenti dell’Irib, l’emittente televisiva del regime. Le 19 entità colpite dalle misure restrittive sono per la maggior parte i corpi regionali e le basi operative dell’Irgc, a cui si aggiunge il corpo delle Forze speciali di polizia iraniane. Per tutti loro è previsto il congelamento dei beni, il divieto di viaggio nell’Ue e l’impossibilità di ricevere fondi o risorse economiche provenienti dal territorio comunitario.
Davanti alla sede del Consiglio europeo, dove era in corso il vertice, si erano radunati già in mattinata qualche centinaia di manifestanti iraniani, sostenitori del National Council of Resistance of Iran (Ncri), uno dei principali movimenti di opposizione al regime dei mullah. “L’Ncri e la sua leader, Maryam Rajavi, chiedono di riconoscere i Guardiani della Rivoluzione come organizzazione terroristica da decenni”, ha dichiarato Ali Bagheri, ricercatore iraniano a Bruxelles a capo del presidio. “Ora che il Parlamento europeo ha votato per l’inserimento nella lista, crediamo che sia anche la volontà di 450 milioni di cittadini europei”.
L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha spiegato che per inserire i Guardiani della Rivoluzione nella lista europea delle organizzazioni terroristiche manca una fondamentale base giuridica: “È una decisione che non può essere presa senza avere prima la sentenza di un tribunale, c’è bisogno che la Corte di uno Stato membro emetta una condanna concreta, dopo di ché si può lavorare a livello europeo”. Esiste anche un secondo problema, di natura politica: l’iscrizione dei Guardiani della rivoluzione nell’elenco delle organizzazioni terroristiche potrebbe compromettere definitivamente tutti i dossier in corso con Teheran. Due su tutti, l’accordo sul nucleare iraniano e le trattative per la liberazione di alcuni cittadini europei presi in ostaggio dalla Repubblica islamica.
Nel fine settimana infatti Borrell ha avuto una discussione al telefono con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, che avrebbe minacciato “il ritiro di Teheran dal Trattato di non proliferazione (Tnp) o l’espulsione degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aeia)”. Riferendosi alle richieste dell’eurocamera, il ministro avrebbe affermato che “il Parlamento europeo si è sparato sui piedi”, aggiungendo che il parlamento iraniano sta discutendo un piano per designare “elementi degli eserciti degli Stati europei come terroristi”.
Per quanto riguarda i cittadini europei detenuti nelle prigioni iraniane, la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha suggerito che sia arrivato “il tempo che, come europei, riflettiamo su come rispondere alla politica degli ostaggi di Stato praticata dall’Iran”. A tenere banco a Bruxelles è soprattutto il caso di Olivier Vandecasteele, operatore umanitario arrestato nel febbraio 2022 e condannato a 40 di carcere per spionaggio contro la Repubblica islamica. La m