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Al via il G7 di Hiroshima, i leader uniti per sferrare un altro colpo all’economia russa

Bruxelles – Le sette economie più avanzate del pianeta unite per sferrare il colpo decisivo a quella russa, motore dello sforzo bellico del Cremlino nella sua guerra d’aggressione all’Ucraina. Per i leader del G7 che si sono riuniti oggi (19 maggio) al vertice che si tiene a Hiroshima, in Giappone, l’elefante nella stanza non poteva che essere il supporto incondizionato alla resistenza di Kiev. Tant’è che è stato confermato l’arrivo del premier ucraino Volodymyr Zelensky per l’ultimo giorno del summit, domenica 21 maggio.

I Paesi del G7 limiteranno ulteriormente l’accesso della Russia alle loro economie e amplieranno gli sforzi volti a “garantire che le esportazioni di tutti gli elementi critici per l’aggressione russa, compresi quelli utilizzati sul campo di battaglia, siano limitate”. È quanto hanno messo nero su bianco i capi di stato e di governo di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Giappone – oltre all’Unione Europea rappresentata da Charles Michel e Ursula von der Leyen– nella dichiarazione congiunta redatta a margine della prima giornata di lavori.

Il G7 contro la Russia: sanzioni economiche e isolamento energetico

Al fine di “ridurre le entrate” con cui “la Russia finanzia la sua aggressione illegale”, il gruppo dei sette continuerà a muoversi su più fronti. C’è da sciogliere il nodo “evasione delle sanzioni“, dal momento che diversi Paesi partner dell’Ue, come Armenia, Kazakistan e Kirghizistan, ma anche i più decisivi Turchia e Cina, esportano tecnologie occidentali a Mosca, vanificando o ridimensionando l’effetto delle misure sanzionatorie. “Ci stiamo impegnando con i Paesi terzi attraverso i quali beni, servizi o tecnologie del G7 soggetti a restrizioni possono essere forniti alla Russia, per rafforzare la comprensione di tali misure da parte di tali Paesi. Prendiamo atto e incoraggiamo gli impegni assunti da questi Paesi per garantire che le nostre misure non vengano eluse e abbiano l’effetto desiderato”, hanno dichiarato i leader da Hiroshima.

(Photo by Brendan Smialowski / POOL / AFP)

Per logorare la macchina bellica di Putin è fondamentale porre fine alla dipendenza dall’energia e dalle materie prime russe: “Siamo determinati a continuare su questa strada in modo che la Russia non sia più in grado di utilizzare come arma l’energia contro di noi. Ridurremo ulteriormente la dipendenza dal nucleare civile e dai relativi beni dalla Russia, anche lavorando per assistere i Paesi che cercano di diversificare le loro forniture”, si legge nel documento. Confermati, in questa stessa direzione, i tetti al prezzo del petrolio russo e dei prodotti petroliferi, “evitando al contempo effetti di ricaduta e mantenendo l’approvvigionamento energetico globale”.

Tornano nel dibattito, in vista dell’undicesimo pacchetto di sanzioni Ue al Cremlino, i diamanti russi, un commercio che nel 2021 ha portato nelle casse di Mosca circa 4,5 miliardi di euro: “Non sono per sempre”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che in Giappone ha presentato un piano, avallato dal G7, per “limitare il commercio e l’utilizzo di diamanti estratti, lavorati o prodotti in Russia” attraverso “tecnologie di tracciamento”.

Dalla Russia all’Ucraina: “Assicureremo a Kiev il sostegno economico di cui ha bisogno”

Non solo inibire il più possibile l’aggressore, ma al contempo fornire tutto il supporto necessario alla vittima. Emerge soddisfazione per il via libera dell’Extended Fund Facility (Eff) del Fondo Monetario Internazionale, uno strumento che “contribuirà a stabilizzare la situazione macroeconomica e finanziaria dell’Ucraina, alla sostenibilità economica a lungo termine e a catalizzare ulteriore sostegno finanziario da altri paesi e istituzioni, nonché dal settore privato”. L’erogazione dei 15,6 miliardi approvati lo scorso 31 marzo – parte del pacchetto da 115 miliardi per l’Ucraina-, è condizionata da una rapida attuazione delle riforme sostenute dal programma: è probabile che sarà lo stesso Zelensky ad aggiornare i leader sullo stato dell’arte delle riforme.

Nella dichiarazione congiunta i Paesi del G7 hanno ribadito con fermezza un altro principio: sarà la Russia a “pagare per la ricostruzione a lungo termine dell’Ucraina”. In particolare i leader hanno “accolto con favore l’istituzione, nel quadro del Consiglio d’Europa e per soddisfare la richiesta dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, di un Registro dei danni causati dall’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina”. Mosca “deve essere ritenuta responsabile e il registro dei danni può e svolgerà un ruolo importante”, aveva dichiarato la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, al summit del Consiglio d’Europa a Reykjavik, dove è stata annunciata l’istituzione dello strumento per raccogliere prove e informazioni su danni, perdite o lesioni causati dall’aggressione russa contro l’Ucraina. Un passo fondamentale per la creazione di un tribunale ad hoc che, una volta finito questo brutale conflitto, possa giudicare i crimini di guerra compiuti dal Cremlino.

Nella dichiarazione congiunta la volontà di “ridurre le entrate” con cui “la Russia finanzia la sua aggressione illegale”. Sul tavolo il nodo dell’elusione alle sanzioni e il commercio di diamanti russi. Previsto per domenica l’arrivo di Zelensky: “Assicureremo a Kiev il sostegno economico di cui ha bisogno”


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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