Ancora grane per Boris Johnson, non bastasse il cosiddetto scandalo Partygate sui ritrovi alcolici organizzati a Downing Street dalla tarda primavera del 2020 in barba alle restrizioni anti Covid cui lo stesso governo Tory aveva sottoposto in quei mesi milioni di britannici, dalla regina in giù. Questa volta a creare imbarazzo e polemiche è una deputata del suo partito, Nusrat Ghani, la quale ha denunciato di essere stata esclusa dall’esecutivo due anni fa solo per il fatto di essere “una donna musulmana”.
L’accusa, rivolta al ministro capogruppo (Chief Whip) della maggioranza Tory alla Camera dei Comuni, Mark Spencer, l’uomo incaricato di sorvegliare la disciplina di partito in Parlamento, è stata respinta dall’interessato. Ma il vespaio divampa sia tra le opposizioni (decise a cavalcare l’ondata che minaccia sempre più concretamente di travolgere Johnson), sia soprattutto nella parrocchia del premier, dove s’invoca l’ennesima inchiesta interna.
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