A Ginevra inizia il braccio di ferro tra Usa e Russia sul futuro della sicurezza in Europa – e dunque delle rispettive sfere d’influenza. E l’Europa, per ora, osserva dagli spalti. Mosca, capitanata dal coriaceo vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, ha spianato sul tavolo le sue note richieste, una su tutte la garanzia che l’Ucraina non entri nella Nato. Washington, rappresentata dalla sottosegretaria Wendy Sherman, ha ribadito che ogni Paese ha il diritto di scegliere il suo futuro, “senza veti terzi”. Il capo della Nato, nel mentre, ha avvertito che la Russia continua a inviare soldati verso il confine ucraino e che l’Alleanza deve farsi trovare “pronta” se il Cremlino opterà per “lo scontro”.
Insomma, sulla carta pare che Usa e Russia siano lanciate l’una contro l’altra senza possibilità di sterzare all’ultimo secondo. Ma qualche spiraglio, al netto del posizionamento negoziale, s’intravede. Sherman ha chiarito che l’America, sulla questione dei missili a breve e corto raggio, è disposta a trattare – sulla falsariga dell’ormai defunto trattato INF – e ha già condiviso “delle idee”. Stessa cosa per quanto riguarda le esercitazioni nelle aree calde in Europa orientale (era uno dei punti sollevati da Mosca). Blocco totale invece per quanto riguarda il freno all’espansione della Nato. “La nostra linea è chiara: nessun negoziato che coinvolga il futuro dei nostri partner senza i nostri partner”, ha precisato Sherman. Ed è su questo principio che si basa tutta la strategia Usa per fronteggiare l’offesa ‘diplomatica’ russa.
Sherman sarà a Bruxelles per consultazioni con gli alleati proprio alla vigilia dell’incontro del consiglio Nato-Russia – “questo summit va visto come un segnale positivo”, ha notato il segretario generale Jens Stoltenberg – e poi del vertice Osce previsto a Vienna, dove saranno presenti, oltre ai Paesi Ue, anche l’Ucraina. L’obiettivo è rafforzare la posizione del blocco occidentale, in modo che parli con Mosca a una sola voce. Ryabkov ha ribadito che la Russia non ha intenzione di attaccare Kiev ma, allo stesso tempo, una fonte della delegazione Usa a Ginevra ha fatto sapere che a domanda diretta i russi non hanno dato spiegazioni sul perché le loro truppe “si trovino al confine” e hanno detto chiaramente che “ci resteranno”. “Loro sanno che noi le vediamo quindi sono lì per lanciare un messaggio”, sostiene il negoziatore.
Ecco, quale esso sia, ancora non si capisce. Sherman ha chiesto alla Russia di ridurre la pressione (de-escalate) se vuole davvero aprire una stagione di dialogo; se non lo farà, allora se ne assumerà le responsabilità. E’ pure vero però che la materia del contendere è talmente complicata che non ci si può aspettare miracoli “in una settimana”. Mosca comprende, ma non accetta dilazioni di “anni o mesi”. Si vedrà. La vice premier per l’integrazione europea ed euro-atlantica ucraina, Olga Stefanishyna, a Bruxelles (dove ha incontrato Stoltenberg) ha messo in guardia i partner: “La Russia non vuole negoziare ma imporre la sua agenda e qualunque dialogo deve partire dal ritiro delle forze russe dall’Ucraina”. Fumo negli occhi, per il Cremlino.
L’Europa, si diceva. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha assicurato di non curarsi di non essere a Ginevra con gli Usa. “E’ solo un primo passo nel processo negoziale”. Ma è consapevole che la Russia abbia voluto “escludere deliberatamente l’Ue” dai giochi. “Antony Blinken – ha dichiarato – mi ha garantito che nulla sarà deciso senza la nostra partecipazione”. Bene. Questo potrebbe essere un ottimo test per mettere alla prova l’idea di ‘Europa sovrana’ proposta dalla Francia nel suo semestre di presidenza.
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