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Tensione nel governo e caro-bollette, Draghi torna a Roma

Alta tensione nel governo. Draghi lascia in anticipo il vertice Nato di Madrid e convoca per domani un Cdm sulle misure contro il caro bollette. La giornata è stata segnata dall’accusa di Conte al premier di aver fatto pressioni su Grillo per rimuoverlo dalla guida del M5s. ‘È grave che si intrometta nella vita di forze politiche che lo sostengono. Sono sconcertato’, ha detto il capo dei 5S. Da Madrid, Draghi ha prima cercato di sdrammatizzare (‘Ho parlato con Conte, abbiamo cominciato a chiarirci, ci vedremo al più presto. Il governo non rischia’), poi fonti di Palazzo Chigi hanno smentito che abbia ‘mai chiesto a Grillo di rimuovere Conte dal M5s’. La Lega ha aperto un nuovo fronte: ‘Insistendo su ius scholae o cannabis la sinistra mette in difficoltà Draghi. Il governo pensi al caro gasolio o sarà difficile restare’.

IL GELO CON CONTE
Fra il M5s e il governo tira aria di crisi. La tensione ha superato i livelli di guardia dopo l’intervista del sociologo Domenico De Masi, che ha riferito una confidenza ricevuta da Beppe Grillo nei suoi tre giorni a Roma: Mario Draghi avrebbe avrebbe chiesto al garante di “rimuovere Giuseppe Conte dal M5s, perché inadeguato”. Non è mai successo, è la smentita di Palazzo Chigi arrivata all’ora di cena, quando ormai il caso era deflagrato, contestualmente alla decisione di Draghi di lasciare in anticipo il vertice Nato di Madrid per rientrare a Roma e partecipare – è la versione ufficiale – al Consiglio dei ministri che si occuperà, tra l’altro, della questione bollette. La giornata si è infiammata quando all’ora di pranzo l’ex premier ha accreditato le parole del prof. De Masi, che da tempo segue da vicino il percorso del Movimento ed è amico del garante. Conte si è presentato in sede, davanti alle telecamere, per assicurare che Grillo gli “aveva riferito di queste telefonate” di Draghi, chiarendo di sentirsi “sotto attacco” e denunciando “un intromissione grave”. Un aggettivo usato anche nella tesa telefonata con il premier, impegnato intanto al vertice Nato. “Abbiamo cominciato a chiarirci – ha detto Draghi -, ci risentiamo domani per vederci al più presto. Il governo non rischia”. Un appuntamento fra i due ancora non c’è, e c’è da attendersi un clima tutt’altro che disteso in Consiglio dei ministri. In teoria sembrano esserci tutti gli ingredienti per arrivare a un momento di rottura, a quell’appoggio esterno all’esecutivo chiesto da deputati e senatori grillini in pressing nella tre giorni di incontri organizzati da Grillo. Uno scenario percorribile ma solo se non saranno ascoltate le istanze del Movimento sui temi prioritari, dal superbonus al salario minimo, la predica ribadita più volte da Grillo, che in serata ha lasciato la Capitale, dopo aver cancellato l’ultima riunione con la delegazione pentastellata di governo. 

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“È stanco”, “non sta bene”, sono le voci che hanno accompagnato le ultime ore a Roma del comico genovese, che davanti alle telecamere ha seminato battute criptiche (“Ma cos’è questa cosa di Draghi e Conte”, ha detto nel pomeriggio mentre infuriava la bufera”) e lapidarie risposte, come quella sul limite dei due mandati. Per lui è “un totem”, un “tema identitario”, ha chiarito nel pomeriggio mentre sfumava l’ipotesi di una votazione online degli iscritti, e assieme a questa la deroga a Giancarlo Cancelleri che così ha deciso di tirarsi fuori dalle candidature per le primarie per le Regionali in Sicilia.


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