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'Pietro era un angelo', parla la collega del docente morto a Ravanusa

“Era una persona molto sensibile, che non esitava a sostenere chi gli stava accanto soprattutto, nei momenti più difficili. Grazie al suo aiuto anche io ho superato una fase molto critica della mia vita. E’ stato molto vicino pure a mio figlio Raimondo, così come sicuramente a tanti altri giovani”. Ha le lacrime che le rigano il volto, Nicoletta Marchese, 55 anni, insegnante di Lettere e Latino nell’istituto comprensivo Ugo Foscolo di Canicattì (Agrigento) ricordando il suo collega Pietro Carmina, 69 anni, docente di Filosofia e Storia, e collaboratore del dirigente scolastico, una delle nove vittime dell’esplosione dell’11 dicembre scorso a Ravanusa nell’agrigentino.

“Sono rimasta commossa dalle parole del presidente della Repubblica”, aggiunge. Ieri Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno ha citato la lettera che il professore aveva scritto ai suoi studenti prima di andare in pensione, nel 2018 dopo 43 anni di servizio: ‘Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare… “Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo”, ha aggiunto Mattarella.

“Quando il capo dello Stato – racconta Nicoletta – ha parlato del mio compianto collega, i miei figli mi hanno abbracciata, visibilmente commossi. E io ho sussurrato trattenendo i singhiozzi: ‘Pietro, mio adorato amico, la tua immensa umanità arriverà ora nelle case degli italiani”. Ricorda: “era il Professore per antonomasia, ci amava tutti, indistintamente. Non potrò mai dimenticare la sua pacca sulla mia spalla in un momento particolarmente difficile della mia vita: ‘coraggio, Nicoletta, sono accanto a te’, mi ripeteva”. Anche nei momenti di difficoltà tutte le mattine arrivava a scuola con il sorriso, con una battuta per smorzare le tensioni”.

Poi Nicoletta guarda nel vuoto e come se vedesse il suo collega, aggiunge: “Era signorile nell’abbigliamento, nel portamento, nella grande capacità di eloquenza. Le sue parole ti penetravano l’anima. Di lui ricordo in particolare gli ultimi giorni di scuola. Sulla sua scrivania un volume di filosofia, ‘te lo regalo, così non mi dimenticherai’, mi disse. Ed adesso, caro Pietro nessuno potrà mai dimenticarti, angelo tra gli angeli, ci proteggerai. Accanto a me, i mie familiari Carmen e Raimondo, mi accarezzano e mi dicono: Mamma sorridi, il professore si arrabbierebbe, se ti vedesse piangere”.
   


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