Accettare l’offerta del “diritto di tribuna” e assicurarsi almeno un posto, o due, nel prossimo Parlamento. O declinare l’invito, come hanno già fatto Bonelli e Fratoianni, e rimanere a capo della lista dell’ape. La mossa di Enrico Letta, che stringe l’accordo con Azione e Più Europa e offre ai potenziali alleati spazio nel listone “Democratici e progressisti”, spiazza il neonato Impegno Civico, e coglie di sorpresa lo stesso Luigi Di Maio.
Il ministro degli Esteri chiama il segretario Dem alla Farnesina per capire meglio i contorni di una proposta che, di primo impatto, rischia di tagliare le gambe al progetto coltivato dopo l’addio ai 5 Stelle. La “tribuna”, almeno sulla carta, è aperta ai “leader” delle liste alleate, quindi eventualmente ai soli Di Maio e a Bruno Tabacci. In quanto “ex”, secondo le clausole dell’accordo di Letta e Calenda, Di Maio non può puntare a un collegio uninominale – che invece potrebbe essere riservato a Tabacci.
In Parlamento quasi non si parla d’altro: i suoi temono la debacle senza il leader a giocare in prima persona la partita e sarebbero anche pronti a rinunciare alla lista, date le scarse possibilità di superare lo sbarramento. Proprio i sondaggi che danno Impegno Civico sotto il 3% sono anche quelli, però, che lasciano aperta la riflessione. Entrare nel listone Pd consentirebbe quanto meno di mantenere una testimonianza nella prossima legislatura, diversamente il rischio è di rimanere del tutto fuori. Ma cedendo alle sirene dem potrebbero non trovare casa, almeno al momento, nemmeno i fedelissimi di Di Maio, a partire dalla viceministra all’Economia Laura Castelli, Vincenzo Spadafora o dal vice alla Farnesina, Manlio Di Stefano, . Lo stesso vale per un altro vicinissimo al leader, Sergio Battelli.
Telefoni spenti, bocche cucite, in Transatlantico non si incrocia nessuno dei parlamentari del gruppo, che attendono di capire le decisioni del leader . Una riunione convocata in serata è stata aperta e subito rinviata. A dimostrazione dell’incertezza che regna in queste ore nel partito del ministro degli Esteri.
Una alternativa potrebbe essere quella di abbandonare l’idea della lista autonoma e chiedere al Pd di imbarcare altri nomi oltre ai leader. O declinare l’invito e proseguire sulla via tracciata poche ore fa, con la presentazione del simbolo. Come fanno Verdi e Sinistra italiana: “Non abbiamo bisogno di diritti di tribuna”, chiarisce Bonelli, che a sua volta incontrerà Letta insieme a Fratoianni domani, partendo dal presupposto, però, di andare avanti “con il progetto politico che si sta radicando nel paese”.
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