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Milioni di rifugiati e aiuti sui treni di Kamyshin

I cambi di programma dell’ultimo minuto sono all’ordine del giorno, i piani devono essere costantemente aggiornati perché gli attacchi dei russi colpiscono i binari e le stazioni continuamente. Per Oleksandr Kamyshin, 37enne presidente della rete ferroviaria ucraina, evitare la routine che l’esercito di Mosca potrebbe intercettare fa la differenza tra la vita e la morte. Finora, secondo la sua stima, il personale ferroviario ha aiutato a spostare due milioni e mezzo di rifugiati ucraini lontano dai bombardamenti.

Ma le ferrovie non fanno solo muovere le persone in fuga dalla guerra: consegnano tonnellate di aiuti alle aree del Paese sotto attacco, trasportano le truppe nelle città del fronte e continuano ad esportare tutto ciò che l’Ucraina può produrre in queste condizioni di guerra.

L’enorme operazione per far spostare esseri umani e merci sta però avendo un alto costo in termini di vite umane: dall’inizio dell’invasione, 33 dipendenti delle ferrovie sono rimasti uccisi sotto i colpi di artiglieria. Lo stesso Kamyshin rischia la pelle ogni giorno: si muove tra una stazione e l’altra circondato dalle guardie del corpo, i russi lo vorrebbero eliminare. “Dobbiamo essere più veloci di quelli che cercano di trovarci. La nostra gente rischia la vita. Va sotto i bombardamenti, continua a salvare la gente”, racconta alla Bbc.

Nel giro di tre settimane, da quando è stato sferrato l’attacco russo, il presidente della rete ferroviaria è diventato uno degli uomini più importanti dell’Ucraina. Gli è bastata una manciata di giorni per passare dall’organizzazione della riforma del settore ferroviario alla strategia delle operazioni di guerra. “Tutte le persone in Ucraina erano uomini d’affari, agricoltori, professionisti prima che iniziasse l’invasione – osserva -, ora sono tutti in guerra. Tutti noi abbiamo iniziato a fare la guerra”. E la sua vita è balzata in trincea da un momento all’altro, senza il tempo per tornare a casa dalla moglie e i due figli dal 24 febbraio scorso.

Lui si presenta come un uomo che sta pianificando una lunga campagna: “Invece dei porti marittimi andiamo a ovest – spiega – abbiamo lanciato un programma per trasferire la produzione da est a ovest. Così possiamo spostare persone, idee, piani, forse macchinari per lanciare una nuova produzione a ovest”. Un progetto ambizioso che potrebbe essere essenziale per la sopravvivenza economica del Paese. Del resto la ferrovia è il più grande datore di lavoro dell’Ucraina, con 231.000 dipendenti in 603.470 chilometri quadrati di territorio, il secondo più grande d’Europa.

Ma intanto Kamyshin, come tutti gli ucraini, ritiene che l’Occidente debba fare di più che fornire armi e aiuti umanitari e vorrebbe che l’alleanza militare della Nato imponesse una no-fly zone. “Questa guerra sarà vinta dall’Ucraina in ogni caso. Continueremo a riparare i binari una volta che il fuoco sarà cessato, terremo i treni in funzione il più a lungo possibile. Non c’è altra opzione per noi”, assicura il presidente della rete ferroviaria ucraina.
   


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