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Meloni: 'Ora discontinuità', 48 ore per chiudere la squadra

Cambiare passo sulla gestione del Covid. E prendere tempo sulla riforma giustizia, “raccogliendo le criticità” avanzate anche dal mondo del diritto, ferma restando l’intenzione di rispettare la scadenza di fine anno dettata dal Pnrr. Giorgia Meloni fa la sua prima uscita pubblica all’Altare della Patria – “onorare il passato” per “trasmetterlo” alle nuove generazioni, dice – e si chiude per tutto il pomeriggio a Palazzo Chigi dove passa in rassegna con diversi ministri, da Antonio Tajani a Matteo Piantedosi fino a Gennaro Sangiugliano sentito in call, le cose da fare. Il fine settimana servirà a chiudere sulla squadra di governo, che la premier vorrebbe completare entro lunedì, quando il Consiglio dei ministri, convocato a mezzogiorno, adotterà intanto il suo primo decreto legge, che metterà un punto anche sull’ergastolo ostativo.

    Sulla pandemia, su cui ha un confronto con il ministro Orazio Schillaci, l’intenzione è esplicita: si tratterà di un primo “atto di discontinuità” che anticiperà al primo novembre lo stop all’obbligo vaccinale per medici e sanitari che spazzerà via anche le sanzioni, mentre in contemporanea il Mef annuncia il “congelamento” delle multe per gli over 50 che non si sono immunizzati. Ha bisogno di smarcarsi anche da Mario Draghi, la premier, che ha già annunciato pure l’aumento delle soglie per il contante e che potrebbe trovarsi a breve, su pressione degli alleati ma anche per inevitabile necessità, a dare il via libera a un primo, seppur contenuto, scostamento di bilancio per la manovra. Extradeficit sì ma “finalizzato”, assicurano i suoi, a dare ossigeno a cittadini e imprese per le maxi-bollette e per l’inflazione che continua a correre. Una questione che sarà al centro, probabilmente, anche del primo viaggio internazionale della neopremier, che giovedì sarà a Bruxelles per incontrare la presidente della commissione Ursula von der Leyen oltre alla presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Guerra in Ucraina ed energia saranno sul tavolo, insieme al Pnrr che Meloni anche in Parlamento ha annunciato di volere rivedere. Intanto il centrodestra, va all’attacco il Pd, inizia a “demolirlo” partendo dal rinvio della riforma Cartabia (la riforma penale entrerà in vigore entro fine anno anziché dal primo novembre). E ai dem non bastano le rassicurazioni che, invece, si farà di tutto per rispettare i tempi.

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    I dossier economici, però, entreranno nel vivo solo attorno alla metà del mese: prima vanno definiti sottosegretari e viceministri – che potrebbero giurare il 4 novembre – e, a seguire, vanno fatti i presidenti delle commissioni parlamentari. “Tempestività” è l’imperativo. Ma a essere ancora ballerini sono i nomi di Forza Italia, cui dovrebbero andare in tutto 8 caselle: troppe poche donne (un tema anche in casa Fdi) e soprattutto, questione cara agli azzurri, il Sud.

    L’indicazione iniziale era quella di Giuseppe Mangialavori, destinato alle Infrastrutture, ma si starebbe valutando invece Matilde Siracusano, che potrebbe andare ai Rapporti con il Parlamento. Per Fi al momento sarebbero sicuri i due viceministri (Francesco Paolo Sisto alla Giustizia e Valentino Valentini al Mise) così come la delega all’editoria per Alberto Barachini, mentre Francesco Battistoni dovrebbe essere confermato all’Agricoltura. Alla Lega dovrebbero spettare 10 tra viceministri e sottosegretari, 19-20 a Fdi mentre 1 o 2 posti dovrebbero andare ai centristi (che però non sono d’accordo tra loro sui nomi da indicare). Per la Lega, che vuole anche il Dipe (il dipartimento per la programmazione economica) dovrebbe essere riconfermata Vannia Gava al Mite mentre Edoardo Rixi dovrebbe tornare alle Infrastrutture e Claudio Durigon al Lavoro. Al Mef la squadra vede uno o due vice (di sicuro Maurizio Leo, l’altro potrebbe essere Federico Freni, altrimenti confermato come sottosegretario) e due sottosegretari, Ugo Cappellacci per Fi e Alessandro Colucci di Noi Moderati. Per Fdi dovrebbero entrare Giulio Terzi di Sant’Agata agli Esteri, Marcello Gemmato alla Salute, Wanda Ferro al Viminale, Andrea Delmastro alla Giustizia (o alle Infrastrutture), Alessio Butti sottosegretario all’Innovazione digitale, Galeazzo Bignami al Mise, Paola Frassinetti all’Istruzione, Salvatore Deidda alla Difesa, e hanno chance anche Edmondo Cirielli e Augusta Montaruli. La delega ai servizi dovrebbe invece essere affidata al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano. 


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