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Meloni incontra Salvini, niente veti sugli incarichi

In attesa che si formi il nuovo Esecutivo, da Palazzo Chigi non si perde tempo e si convoca, per il pomeriggio, il Consiglio dei Ministri con all’ordine del giorno la Nota di aggiornamento al Def e alcuni decreti attuativi relativi a riforme del Pnrr come quella degli Irccs e della giustizia. Ma anche in Parlamento si fissano calendari e scadenze con il presidente della Camera uscente Roberto Fico che comunica come il decreto ‘Aiuti-ter’ comincerà il suo iter a Montecitorio.

Giorgia Meloni, intanto, è al lavoro sulla squadra di governo e incontra a Montecitorio il leader della Lega Matteo Salvini per fare il punto. Un colloquio durato circa un’ora dal quale emerge la voglia di “grande collaborazione e unità di intenti”. “Entrambi i leader – si legge in una nota diffusa al termine del faccia a faccia – hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione e hanno ribadito il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta. Meloni e Salvini hanno fatto il punto della situazione e delle priorità e urgenze all’ordine del giorno del governo e del Parlamento, anche alla luce della complessa situazione che l’Italia sta vivendo”.

“Non si è parlato né oggi e né in questi giorni di nomi, incarichi, attribuzioni di deleghe né separazioni di ministeri e sono prive di fondamento retroscena di stampa su presunti veti, così come le notizie già smentite da P.Chigi su un ‘patto’ Meloni-Draghi”, hanno sottolineato fonti di Fdi in una nota riferendosi all’incontro tra Meloni e Salvini. E hanno ricordato il post della Meloni su Fb in cui aveva scritto ‘Trovo surreale che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie. Si mettano l’anima in pace: il centrodestra unito ha vinto le elezioni ed è pronto a governare”.

Nel frattempo, come accade ogni volta che si deve dar vita ad un nuovo Esecutivo, impazza il toto nomi. Si parla dell’attuale vertice del Dis Elisabetta Belloni agli Esteri, del braccio destro di Berlusconi Licia Ronzulli alla Scuola o alla Salute. Di Antonio Tajani praticamente ovunque: c’è chi lo dà alla Farnesina, chi come presidente della Camera o alla guida della Difesa. E ancora: sui giornali il nome di Giulia Bongiorno compare sia per la Giustizia, sia per la P.A, mentre, sempre alla Salute, si ipotizzano Letizia Moratti o il forzista Mandelli che è rimasto fuori dal Parlamento. Ma è evidente che in questa sorta di gioco di società di ‘trova la casella giusta’ non si saprà nulla di veramente certo fino all’ultimo.

Tra i rumors del Transatlantico, si darebbe fuori dalla compagine ministeriale Salvini per il quale invece la leader di FdI potrebbe ritagliare un ruolo da vicepremier, in tandem con il ‘jolly’ Tajani. E questo, nonostante i leghisti facciano sapere che sul web “in tantissimi” vorrebbero il ‘Capitano’ al Viminale. Unica certezza al momento: lei vuol rendere “inattaccabile” la squadra da ogni critica esterna. Meloni, infatti, smentisce i retroscena sui giornali, a cominciare da quello che lei direbbe no al segretario della Lega perché “troppo filo russo”.

E anche Palazzo Chigi spiega che non esiste alcun “patto con Meloni” per garantire le indicazioni dell’Ue anche su Kiev, precisando che l’impegno del governo uscente è quello di “garantire un’ordinata transizione nell’ambito dei corretti rapporti istituzionali”. Nei partiti, intanto, continua la conta di ‘morti e feriti’ con Carlo Calenda che fa la sua previsione piuttosto fosca assicurando che un eventuale governo a guida Meloni non potrà durare più di 6 mesi. Commenti drastici anche nei confronti del Pd per il quale il leader di Azione paventa “una crisi irreversibile”.

E infatti tra i Democratici le acque restano quanto mai agitate, con Enrico Letta che convoca la Direzione il 6 ottobre in vista del Congresso, con Matteo Orfini che definisce “una genialità” il fatto che spuntino due candidati al giorno per la segreteria e con il coordinatore dei sindaci Dem Matteo Ricci che punta il dito contro chi pensa che sia solo una questione di nomi e non di contenuti e di progetti. Più sarcastico Emanuele Fiano che ricorda come il congresso del Pd non sia “il casting per X Factor”. Archiviata, almeno ufficialmente, la resa dei conti interna alla Lega, dopo il Consiglio Federale di ieri dal quale è emerso come non sia in discussione la leadership di Salvini, è Fratelli d’Italia che parla di contenuti. “Guidati”, comunque, dall’Ue che invita tutti i Paesi a sostenere misure di “sostegno al reddito minimo” per ridurre la povertà e accelera sul tetto del gas che Guido Crosetto vede “come un prezzo al metro cubo fissato per i consumatori finali, aziende e cittadini, individuati in ordine di priorità e necessità”. Mentre il Financial Times parla di “preoccupazione” per la vittoria di Meloni e non di “panico”, il Responsabile organizzazione di Fdi, Giovanni Donzelli, ribadisce la necessità di “aggiornare” la Costituzione puntando al semipresidenzialismo alla francese e aprendo “un dialogo con tutti”. Quindi assicura: “Io ministro? Più facile che lo faccia Salvini…”.

Sbarra, nuovo Governo coinvolga il sindacato
La Cisl chiede alla maggioranza uscita dalle elezioni di coinvolgere il sindacato nelle dinamiche di decisione. “Le urne – afferma il segretario generale, Luigi Sbarra a margine del Consiglio Generale della Fit Cisl – hanno dato un risultato netto, affidando un grande onere al centrodestra e al partito guidato da Giorgia Meloni. Il nuovo governo dovrà coinvolgere nelle dinamiche di decisione il sindacato ed il riformismo sociale. La Cisl, come sempre, giudicherà l’albero dai frutti, senza pregiudizi, esercitando la propria soggettività politica con autonomia, cercando il dialogo senza timori, né timidezze”. “Avremo come unico metro di giudizio – dice – i contenuti e le azioni concrete, insieme alla disponibilità del nuovo governo ad aprirsi al confronto e misurarsi con le priorità della nostra Agenda Sociale. Si aprono giorni decisivi per formare un governo stabile, competente, aperto al confronto sociale. Occorre fare presto, perché tempi e scadenze della Legge di Bilancio e riforme sono drammaticamente compressi. Serve concordia per riunire un Paese che scivola in un astensionismo allarmante e crede sempre meno nelle istituzioni politiche. Dobbiamo costruire protezioni universali, generare occupazione di qualità, riqualificare il lavoro debole. Insieme dobbiamo realizzare le riforme, a partire da pensioni, fisco e non autosufficienza. Il sentiero della partecipazione è l’unico che può farci arrivare a traguardi stabili ed equi. La via è quella di un dialogo sociale che in questo anno e mezzo ha dato frutti e che deve essere rafforzato nella costruzione di un Progetto Paese che non escluda la responsabilità di nessuno”.


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