Le Parlamentarie del M5s, votate dagli iscritti il 16 agosto, sono ancora top secret. Il M5s non ha infatti ancora reso note le preferenze, indicate dalla base del Movimento sui candidati che gradirebbe vedere in cima alle liste, ma ha comunque avviato la macchina elettorale. Nel pomeriggio ha infatti convocato gli aspiranti parlamentari per firmare la loro disponibilità alla corsa elettorale.
I candidati, effettivi o supplenti di Camera e Senato, hanno quindi dovuto accettare l’iscrizione e firmare la documentazione necessaria ancora prima di conoscere i risultati delle Parlamentarie e quindi la loro postazione in lista. “Ci fanno firmare in bianco: hanno i risultati e non ce li comunicano” si lamenta uno di loro.
Giuseppe Conte deve infatti sbrigliare una pericolosa matassa e decidere, in base anche alle preferenze degli iscritti, dove piazzare i 15 candidati del suo listino “prioritario”. Candidati che andranno a surclassare quanti sarebbero, in base ai voti degli iscritti, i capilista. Un meccanismo complicato anche dall’assenza di un vero e proprio vincolo territoriale e dall’opzione delle pluricandidature. Lo stesso Conte, infatti, dovrebbe presentarsi come capolista in più circoscrizioni del proporzionale. E’ quindi plausibile, a questo punto, che la pubblicazione delle liste possa precedere quella dei risultati delle Parlamentarie. “Oggi non esiste più il Movimento 5 stelle ma il partito di Conte e dei fedelissimi.
E’ un partitino all’8/10 per cento” attacca Luigi Di Maio, anche lui costretto a fare i conti con i numeri. “Conte si è mosso da solo anche per le esclusioni senza spiegazioni, come quella di Francesco Capasso, ex consigliere di Marigliano, Alessandro Cannavacciuolo di Acerra” protesta la consigliera regionale della Campania, Maria Muscarà, ex cinque stelle, ora convinta che “tra Conte e Di Maio non c’è differenza, si uniranno tra loro con il PD che prenderà tutto”.
Il rapporto con il Pd e con gli alleati del centrosinistra è infatti l’altro tasto dolente per Giuseppe Conte che deve condurre la campagna elettorale isolato mentre tutti si attendono un riavvicinamento post-voto. “Il Pd tornerà, 5 minuti dopo le elezioni, dai 5 stelle. Basta leggere le dichiarazioni di Orlando, Bonini, Boccia” prefigura Carlo Calenda. E chi tifa per una riappacificazione che rafforzi l’ala a sinistra della coalizione è il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. “Penso che dopo il voto ci si possa alleare sui temi con chiunque costruisce sui temi una convergenza. Su questo dovremo tornare tutti a discutere”. Ma le basi sono state gettate: la proposta sulla riduzione dell’orario di lavoro a stipendio invariato lanciata da Conte e cavallo di battaglia di Sinistra Italiana ne è un esempio. Intanto Massimo Bugani, ex colonna del M5s a Bologna, ora ad Articolo deride l’entusiasmo per il boom di votazioni alle Parlamentarie: “l record di votanti in un solo giorno appartiene alla Associazione Rousseau con 79.634 iscritti votanti in 8 ore di voto. Totale rispetto per 50.000 votanti in 12 ore, ma evitiamo per favore di dire fesserie” scrive in un post. Da notare che la votazione in questione era del 2019 e riguardava l’alleanza tra il M5s e il Pd per dare vita al secondo governo Conte.
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