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M5s: chiuse candidature, Dibba e Casalino non ci sono

Non ci saranno Alessandro Di Battista e Rocco Casalino per un posto in Parlamento alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. I nomi dell’ex leader dell’area dura e pura del Movimento 5 stelle e del portavoce del presidente pentastellato, Giuseppe Conte, non compaiono infatti tra quelli che hanno presentato l’autocandidatura necessaria a partecipare alle parlamentarie del Movimento, che si terranno il 16 agosto.

Due figure che, in modi diversi, hanno avuto un ruolo di primo piano nella vita del partito fondato da Beppe Grillo e che si associano alla lunga lista dei big che non siederanno dal prossimo autunno tra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama, a causa del limite imposto del doppio mandato. Qualche anticipazione su questo versante era arrivata già in mattinata da Giuseppe Conte in persona, che sollecitato in un’intervista concessa a Canale 5 aveva detto: “Alessandro Di Battista non si è iscritto al Movimento, non credo voglia partecipare alle parlamentarie e rientrare”.

Un’assenza che, assieme a quella dell’altra anima critica dei 5 stelle Virginia Raggi – ufficialmente fuori dalle parlamentarie – permetterà al presidente pentastellato di procedere con maggiore libertà nelle prossime scelte, per quel che riguarda campagna elettorale e linea programmatica. Non è un mistero, infatti, che alcune posizioni di Di Battista, specie in politica estera, avrebbero potuto portare qualche grattacapo a Conte, come ha avuto modo di far intendere oggi anche il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli: “Abbiamo una carta dei valori: se Alessandro ritiene di adeguarsi a quelle regole e quei principi, tra cui c’è anche l’alleanza atlantica…”. Quella dell’autonomia, comunque, è una strada che l’ex premier pare seguire con piacere.

Nella composizione delle liste che “sono compito esclusivo del leader politico, ma con Grillo ci sentiamo sempre visto che ha il ruolo di garante” e che avrebbe scelto anche per quel che riguarda il tema delle alleanze: “Giochetti e balletti non ci piacciono, andiamo orgogliosamente da soli”, le sue parole. Conte questa mattina ha nuovamente chiuso le porte ad un ritorno di fiamma con il Partito democratico, pur alla luce della separazione dei dem da Carlo Calenda e Azione. “Mi dispiace per il disastro politico del Pd. Non ci sono i presupposti politici e programmatrici per una intesa”, l’ennesima testimonianza che la storia tra le due forze politiche è ormai giunta a un punto morto, almeno per quel che riguarda un possibile accordo elettorale.


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