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Le ore del dolore, Ratzinger accudito dalle Memores e da un frate

Le fidate ‘memores domini’, le consacrate laiche della fraternità di Comunione e Liberazione, con lui. La breve distanza dalla riproduzione della Grotta di Lourdes, dove, fino a quando ha potuto, ha mantenuto la sua tradizione di una passeggiata e una preghiera tutti i pomeriggi alle 17 di fronte alla Vergine. Benedetto XVI, da quando ha cominciato a programmare il suo “ritiro dalle scene”, non ha mai avuto dubbi: il luogo ideale dove vivere da papa Emerito e concludere la sua esistenza era il Monastero Mater Ecclesiae, sulla sommità dei Giardini Vaticani.

Fatto costruire da Giovanni Paolo II agli inizi degli anni ’90 per ospitarvi gruppi di suore contemplative che si sono alternati negli anni, ne ha preso possesso Ratzinger nel 2013 dopo la clamorosa rinuncia e un periodo di breve allontanamento dal Vaticano trascorso nella residenza estiva dei Papi di Castel Gandolfo. Il tempo per ristrutturare il monastero con tutti i comfort e le facilities adatte a un Pontefice emerito, un anziano uomo che già cominciava a soffrire qualche problema di deambulazione che ben presto lo avrebbe costretto ad aiutarsi anche con un girello per mantenere la stabilità e compensare anche la progressiva cecità da un occhio.

La quiete del Mater ecclesiae, circondato solo dal verde, dal passaggio di qualche gatto randagio e ogni tanto di qualche tecnico vaticano per la manutenzione dei cavi della linea elettrica che passano lì vicino, si è rivelato in effetti subito il luogo perfetto per assolvere a quella missione di monaco orante che Benedetto XVI ha voluto interpretare come Papa emerito. I soli ad avere accesso stabile venendo a costituire una vera e propria comunità attorno al Papa emerito, così come era stata la famiglia pontificia, sono state le quattro memores di Cl e il fidato Georg Gaenswein che per alcuni anni ha svolto la mattina l’incarico di prefetto della Casa pontificia e nel pomeriggio assisteva Ratzinger.

Finchè le condizioni di Ratzinger lo hanno permesso, e soprattutto prima della micidiale pandemia Covid, al monastero per anni si è tenuto anche un certo via vai di amici, cardinali, vescovi, intellettuali, studiosi anche giornalisti che dal Papa emerito si sono recati in visita per confrontarsi sulla fede, per portare un proprio libro o scritto, per condividere una preghiera, molti anche una foto o un selfie. In questi ultimi giorni di peggioramento delle condizioni di salute, al monastero si è visto giorno e notte uno dei frati del servizio sanitario vaticano che in realtà assiste Benedetto XVI da molti anni.

Discreto, silenzioso, sempre con la sua valigetta da pronto soccorso in mano, il frate è una delle personalità più a stretto contatto con l’entourage di Ratzinger in queste ore. Ora con lui in queste ore c’è anche il fidato Gaenswein, rientrato in fretta da un breve periodo di congedo che aveva preso per salutare la famiglia per le festività natalizie.  


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