”Ieri ho votato contro la delibera AgCom n. 304/22/CONS, adottata a fronte di diverse segnalazioni ricevute in relazione al confronto politico programmato dalla trasmissione “Porta a Porta” per il 22 settembre” ha dichiarato oggi la commissaria Elisa Giomi.
“Ritengo che tutelare la par condicio e i suoi principi cardine – pari opportunità e pluralismo delle forze politiche, completezza, imparzialità e obiettività dell’informazione – significhi, nella sostanza, moltiplicare, e non ridurre, le occasioni di confronto fra punti di vista, anche attraverso formule capaci di interessare il pubblico e incentivarne la partecipazione informata alla competizione elettorale” prosegue Giomi.
Secondo la Commissaria la delibera rischia di pregiudicare questi obiettivi ritenendo “non conforme” alla normativa sulla par condicio “un unico confronto televisivo tra due soli soggetti politici (…) suscettibile di determinare, in capo ai soggetti partecipanti al confronto, un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri”. Si tratta di un’ipotesi di violazione che non trova fondamento alcuno, né nelle risultanze istruttorie di AgCom né nelle dichiarazioni della redazione di “Porta a Porta”, la quale ha anzi chiarito da subito la propria disponibilità a ospitare più leader e più confronti fra leader, anche nella stessa serata. Agitare una simile ipotesi potrebbe costituire dunque strumentale ingerenza nella programmazione di pubblico servizio e rischia di inibire anche la libertà editoriale delle altre emittenti nonché le iniziative dei politici.
“Vi sono infatti casi in cui “tutti o nessuno” da principio paritario rischia di trasformarsi in strumento censorio. Essendo quattro le coalizioni, prevalentemente con più liste all’interno, per assicurare confronti “a matrice”, di tutti con tutti, servirebbe un’intelligenza artificiale. Potremmo allora fare a meno di quella umana, e del quotidiano impegno di professionisti e professioniste dell’informazione, ma non so se l’opinione pubblica ne guadagnerebbe. E certamente non guadagnerebbe se, in nome di un ideale di uguaglianza del tutto astratto dalle concrete logiche del funzionamento televisivo, rinunciassimo a format più flessibili – come il confronto, appunto, ampiamente previsto dalla normativa di settore e consolidato nella rappresentazione mediatica del dibattito politico” aggiunge Giomi.
Nessun “indebito vantaggio elettorale” deriva poi dall’ordine di apparizione dei confronti stessi, stando agli studi sulla ricezione delle campagne politiche, che insegnano come coloro che parlano per primi non necessariamente godano di condizioni di favore. In ogni caso, un inizio c’è sempre, e rientra nella totale autodeterminazione delle emittenti scegliere da quale abbinamento partire, purché vengano dati a tutti le stesse opportunità, che la delibera attuativa indica molto chiaramente nel format, nel tipo di intervento, nella periodicità del programma, nell’argomento trattato. “Ulteriore punto critico della delibera è: “La definizione delle modalità di eventuali confronti fra esponenti politici non può essere rimessa agli esponenti politici medesimi, rientrando, tale definizione, nella responsabilità editoriale dei direttori responsabili dei programmi” sottolinea la Commissaria che specifica: “Al contrario, ciascun esponente politico ha il diritto di proporre forme e modalità di confronto con altri e altre, incontrando l’unico limite del loro consenso, della disponibilità della trasmissione e dell’obbligo, in capo a questa, di assicurare la parità di trattamento di cui sopra”. “Il rischio che vedo nell’approccio della delibera, insomma, è la censura della libertà dei giornalisti e degli esponenti politici e il frustrarne la ricerca di forme innovative di comunicazione, capaci di incrementare la partecipazione della cittadinanza al dibattito politico e quindi alla sfera pubblica” chiosa la Commissaria che conclude “Nel metodo, l’intero percorso che ha portato all’adozione della delibera è costellato di irregolarità. La delibera è il risultato di un iter procedimentale del tutto irrituale, che supera la soluzione prospettata dagli Uffici all’esito della loro istruttoria e si pone quale frutto di una problematica sovrapposizione tra funzioni istruttorie proprie degli uffici e funzioni decisionali proprie del Consiglio. Ciò peraltro è avvenuto senza informazione alcuna a tutti i componenti del Consiglio, che hanno ricevuto la bozza di delibera solo pochi minuti prima della riunione del 24 agosto. Incommentabile è, infine, l’ennesima fuga di notizie: le valutazioni abbozzate in una precedente riunione informale tra i soli 5 componenti approdano nel dettaglio sulla stampa dei giorni seguenti, anticipando decisioni non ancora adottate e conclamando l’incapacità del Consiglio di mantenere la riservatezza dei propri dossier più delicati”.
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