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Gentiloni, un nobile dalla sinistra extraparlamentare al vertice Ue

Lunga esperienza politica e basso profilo: è il pedigree di Paolo Gentiloni Silveri, che dai primi passi nella sinistra extraparlamentare e nel movimento ecologista è poi passato ad incarichi di prima linea a livello locale e nazionale: prima ministro degli Esteri del governo Renzi, poi presidente del Consiglio e poi il salto in Europa con il ruolo di primo piano nella commissione Ue guidata da Ursula Von der Leyen.

Nato 67 anni fa a Roma, laureato in Scienze politiche, giornalista professionista e sposato con l’architetto Emanuela Mauro, Gentiloni vanta origini nobili: un suo antenato siglò l’omonimo patto che agli inizi del ‘900 segnò l’ingresso dei cattolici nella politica italiana. Abbandonati gli ardori di gioventù quando milita nella sinistra extraparlamentare, si avvicina poi al movimento ecologista di Legambiente, stringendo una decennale amicizia con Ermete Realacci e Chicco Testa e diventando fino al 1993 direttore del mensile ‘La nuova Ecologia’. In quegli anni si lega a Francesco Rutelli, di cui diventa portavoce quando Rutelli viene eletto sindaco di Roma nel ’93 vincendo contro Gianfranco Fini.

Entra in Parlamento nel 2001 con la Margherita, di cui è tra i fondatori e nel 2006, nel secondo governo Prodi, diventa ministro delle comunicazioni. Quando si fonda il Partito Democratico dalla fusione dei Ds e della Margherita, Gentiloni è in prima linea anche se fedele al suo carattere pragmatico e antiretorico. Nel 2014 viene nominato da Renzi ministro degli Esteri al posto di Federica Mogherini, chiamata a guidare la diplomazia Ue. Dopo le dimissioni di Renzi per la sconfitta al referendum istituzionale, Gentiloni viene scelto in tempo record da Sergio Mattarella nuovo presidente del consiglio e resta in carica dal 14 dicembre 2016 fino a fine legislatura nel marzo 2018.


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