Tre parole in più – dentro lo stesso simbolo delle ultime elezioni politiche – per ribadire il “pedigree” centrista ed europeista di Forza Italia. A poco più di un mese dal voto, il partito di Silvio Berlusconi si rifà il look e aggiunge al logo del 2018 – contrassegnato dal nome dello schieramento nei caratteri del Tricolore e dal nome del fondatore – le parole “Partito popolare europeo”, in cima. Niente di casuale, soprattutto politicamente. La new entry nel simbolo è un altro modo per rafforzare l’intesa con quella che è la prima forza politica nel Parlamento di Strasburgo (il Ppe appunto), con cui FI è alleata da tempo. E implicitamente per segnare la differenza con Lega e Fratelli d’Italia, alleati in Italia e divisi in Europa.
“FI garantirà sempre l’appartenza all’Europa, ai valori dell’Occidente, alla Nato e che guarda agli Usa come al principale alleato in politica estera”, puntualizza Antonio Tajani.Tocca a lui mostrare la novità con i crismi dell’inaugurazione ufficiale: nella sede del partito alle spalle di Montecitorio, il coordinatore nazionale svela il nuovo logo, prima nascosto da un pannello scorrevole. In contemporanea parte l’inno di FI, a Tajani si avvicinano altri azzurri che indicano il simbolo con un dito e l’immagine corre in diretta su Facebook, oltre che immortalata da fotografi e cameramen in sala. Poi Tajani scandisce: “In accordo con la famiglia popolare, abbiamo deciso di ribadire che a questa campagna elettorale c’è una presenza forte di un’anima cristiana, democratica, liberale, riformista, garantista che fa esplicito riferimento ai valori del popolarismo europeo”.
Ma se contano i modi, contano pure i tempi. Proprio quando il campo dei moderati, dominato da Carlo Calenda e forse da Matteo Renzi, si sta organizzando autonomamente, gli azzurri rafforzano il proprio profilo. Estetico e nei contenuti. “Noi siamo il vero centro alternativo alla sinistra, siamo il centro che si richiama ai valori del popolarismo europeo”, insiste Tajani che è pure vicepresidente del Ppe. E poi punzecchiando l’eventuale terzo polo centrista, aggiunge: “Il centro non è un accordo politico per avere alcuni posti in Parlamento ma una scelta che viene fatta 365 giorni l’anno”.
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