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Endorsement della Spd a Letta: “No ai postfascisti”

Enrico Letta vola a Berlino, incontra il cancelliere Olaf Scholz e, a sei giorni dalle urne, incassa l’endorsement dell’Spd. Il presidente dei socialdemocratici, Lars Klingbeil, ammette che “la preoccupazione in vista del voto in Italia c’è”, ma esorta: “Le elezioni si possono vincere anche agli ultimi metri. Sarebbe davvero un segnale importante se vincesse Enrico Letta e non Meloni – afferma -, che, come partito post fascista, poterebbe l’Italia in una direzione sbagliata”. Un duro attacco contro la leader di FdI, subito rilanciato dal segretario del Pd: “Se vincessimo noi, le democrazie sarebbero felici. Se vincesse la destra, il primo a essere felice sarebbe Putin”.

La missione punta a rilanciare il protagonismo dell’Italia in Europa al fianco della Francia e della Germania e spingere per una soluzione rapidissima alla crisi energetica in ambito Ue. Dalla Willy Brandt Haus, Letta chiede un patto tra Roma e Berlino per affrontare le principali sfide europee, a partire dal gas. Quindi, torna sulle polemiche per il voto sull’Ungheria definendo “gravissimo il fatto che Meloni e Salvini aiutino Orban. L’Europa è la soluzione, non il problema come dicono loro”. Eventuali larghe intese dopo il voto? “Vedremo, ma sono convinto che dalle urne uscirà una maggioranza chiara”, risponde il leader del Pd escludendo un nuovo governo insieme al centrodestra. L’obiettivo è la rimonta dei democratici, un risultato “possibile”, sprona Letta. Insieme a lui, da Nord a Sud dello stivale, dirigenti e militanti sono impegnati in una campagna elettorale che punta allo sprint finale: guadagnare fino all’ultimo voto utile, fino all’ultima preferenza strappata all’astensionismo. Ma nel partito non serpeggia solo ottimismo ed entusiasmo: c’è già chi, a microfoni spenti, rimarca con cupo realismo che l’asticella è fissata al 20% e che sotto questa percentuale potrebbe partire la resa dei conti interna.

Intanto, dalla sede dell’Spd, Letta esce fiducioso. A rallegrarlo non è solo l’endorsement politico ottenuto dai socialdemocratici tedeschi ma anche le parole pronunciate dal cancelliere durante l’incontro a porte chiuse: “E’ determinato a seguire soluzioni europee sul fronte dell’emergenza energetica – riferisce il leader del Pd -. Sono molto ottimista. Scholz ha detto che serve una soluzione europea”. Il riferimento è all’apertura registrata sul disaccoppiamento del costo del gas da quello dell’elettricità”. Più sfumata la risposta su un tetto comune al prezzo del gas: “Ci stiamo lavorando”.

Dall’Italia, arriva il plauso del segretario di Articolo Uno e ministro della Salute, Roberto Speranza: “Lavorare per l’interesse del Paese significa spingere la Germania dalla nostra parte nella discussione sul tetto europeo al prezzo del gas. Grazie”. La prossima deadline è fissata al 30 settembre, il Consiglio europeo dal quale il segretario dei democratici si aspetta “una soluzione politica” per porre fine ai rincari.

“Italia e Germania sono mano nella mano per una soluzione europea”, serve un “patto” tra i due paesi per affrontare le sfide più urgenti, a partire dal gas. “Il futuro dell’Italia è al centro dell’Europa. L’Italia è con la Germania, con la Francia, con Bruxelles, con la Spagna: questo è il naturale ruolo dell’Italia”, scandisce ancora una volta Letta. Che, in serata, si sposta da Berlino a Napoli per un incontro elettorale alla stazione marittima. Qui un gruppo di manifestanti, giovani del collettivo universitario autorganizzato in protesta contro l’alternanza scuola-lavoro, e alcuni disoccupati, è stato bloccato dalla polizia.
   


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