Silvio Berlusconi in cuor suo lo sogna da sempre. Una volta, era il 2014, l’ha anche ammesso pubblicamente: “Ho la profonda convinzione che sarei il migliore presidente della Repubblica”.
Altre volte, il Cavaliere ha usato uno dei suoi cavalli di battaglia, il presidenzialismo, per provare a coronare il progetto: siccome in Parlamento una maggioranza per diventare Capo dello Stato non c’è – è il ragionamento – meglio cercarla nel Paese. Negli anni, il pensiero per il Quirinale non è mai venuto meno.
Quando nel 2013 attacca Monti, Fini, Casini e il loro “centrino”, lo fa per recriminare: senza di loro avremmo Gianni Letta al Colle. A lungo, infatti, ha usato il suo braccio destro come schermo dei suoi sogni. Lo spartiacque è appunto il 2013, quando subisce la condanna in via definitiva. Da allora l’ex premier cova la riscossa. In questi ultimi mesi punta sulla disgregazione della galassia grillina e sul gruppo Misto per raccogliere i voti che gli mancano. Comunque vada, si chiuderà un cerchio. Aperto con la discesa in campo nel 1994. Il Cavaliere, patron del Milan che proviene delle imprese, rivoluziona lo stile e il linguaggio della politica, ridisegna i poli e apre la stagione della Seconda Repubblica.
Una traiettoria non certo lineare: la vittoria del giugno ’94, la caduta, la “traversata nel deserto”, la nuova vittoria nel 2001, la sconfitta nel 2006, la rivincita del 2008, l’apice del consenso, il predellino, la sfida finale con Fini, il collasso dei titoli di Stato nel 2011, la smacco della risata di Merkel e Sarkozy, la resa a Mario Monti, la condanna nel processo Mediaset, i servizi sociali, l’ennesimo ritorno nel 2018, il limbo durante il governo giallorosso e il Covid che lo costringe in ospedale.
E adesso che Berlusconi ha raggiunto la soglia degli 85 anni accarezza l’idea del Quirinale. Sembra crederci davvero l’ex premier. Difficile prevedere cosa potrebbe accadere nel caso non dovesse riuscirci: c’è chi pensa che possa scagliarsi sul governo. Oppure, fedele a una strategia limata durante 28 anni in politica, tirare la corda fino a un attimo prima che si spezzi, infine sfilarsi e indicare lui il successore Mattarella.
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