Bruxelles – La settimana dell’invasione si è trasformata nella settimana della tensione e delle speranze che tardano a concretizzarsi. “La situazione è uguale a quella di qualche giorno fa, gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation al momento non sono stati presi seriamente“, ha dichiarato il premier Mario Draghi, al termine del vertice informale a Bruxelles tra i leader UE sulla questione della crisi al confine orientale dell’Ucraina. “Dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, ha avvertito il primo ministro italiano alla stampa, che però ha aperto qualche spiraglio sul fronte del dialogo: “Stiamo spingendo perché Russia e Ucraina si siedano allo stesso tavolo per parlare“.
Secondo quando dichiarato da Draghi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “ha chiesto di poterlo aiutare ad avere un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin“, nel corso della telefonata tra i due leader di martedì (15 febbraio). Il premier ha anche aggiunto che la stessa richiesta è stata fatta anche ad altri capi di Stato e di governo dell’Unione. Nonostante la possibilità di aprire un dialogo tra Russia e Ucraina “non sarà facile”, l’obiettivo condiviso tra i leader UE è che “i due presidenti si siedano allo stesso tavolo”. Draghi ha anche confermato che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, oggi a Mosca per incontrare l’omologo russo, Sergej Lavrov, si sta accordando per organizzare un suo incontro con il presidente Putin.
Nel frattempo, “la nostra strategia deve poggiare su tre elementi”. In primo luogo, “riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia“. Il premier italiano ha confermato quanto scrivevamo qualche giorno fa: “Inizialmente ci si poteva aspettare che avremmo preso decisioni diverse, invece in questi mesi ci siamo dimostrati sempre più uniti”. Bisogna poi “mantenere una strategia di deterrenza ferma e non mostrare debolezze”. E infine “ribadire che non possiamo rinunciare ai principi fondanti dell’Alleanza Atlantica, tenendo però il dialogo aperto con la Russia”, in particolare su un possibile tavolo con l’Ucraina e attraverso “tutti i canali di dialogo, da utilizzare con la massima determinazione”.
La questione dei principi fondanti dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord rimane però uno dei temi di maggiore scontro tra l’Occidente e la Russia. “Le porte della NATO rimangono aperte per l’Ucraina, nessuno può decidere al posto degli alleati o al posto degli Stati sovrani sulla propria politica nazionale di sicurezza”, ha ribadito nuovamente il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al termine della due-giorni di vertice dei ministri della Difesa NATO. “Siamo preoccupati che la Russia crei un pretesto per attaccare l’Ucraina”, ha avvertito Stoltenberg, rinnovando l’invito a Mosca di “sedersi al tavolo del Consiglio UE-Russia“.
Ma il Cremlino sembra ancora distante da una posizione di compromesso. O meglio, a cedere su quella che considera la conditio sine qua non: “Non risolveremo tutti i problemi finché non ci metteremo d’accordo su alcuni punti, tra cui il non allargamento della NATO e il non dispiegamento delle forze a est“, ha affermato Lavrov durante il colloquio con il ministro Di Maio. A proposito delle sanzioni economiche UE alla Russia, il ministro degli Esteri russo ha fatto pressione su Roma sostenendo che “l’Italia non dovrebbe essere interessata a fomentare la tensione”. Il Cremlino cerca di dividere il fronte dell’Unione, dal momento in cui basta un solo voto contrario per far saltare la decisione sulle misure restrittive europee. Ma l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è stato chiaro: “Abbiamo già preparato un intero pacchetto di sanzioni molto dure e, non appena sarà necessario, sono sicuro che il Consiglio le approverà”, perché “l’Unione Europea è unita sul tema”.