Bruxelles – Nessuna conclusione scritta, appena una riga sul documento conclusivo del Consiglio Ue, ma una conferenza stampa post-vertice dei leader Ue monopolizzata dalla questione del rapporto tra l’Unione Europea e la Cina, oggi e sul medio/lungo periodo. Nessuna sorpresa in realtà, perché già alla vigilia del Consiglio era nota la volontà dei 27 capi di Stato e di governo dell’Ue di volersi sganciare dalla formalità di un testo ufficiale per avere la maggiore libertà possibile di confronto sul ruolo che riveste Pechino come “partner, competitor e rivale”, come l’hanno definito fonti europee dopo la rielezione di Xi Jinping alla presidenza della Repubblica Popolare Cinese.
Il punto nevralgico del confronto di oggi (venerdì 21 ottobre) tra i leader Ue sulla Cina ha riguardato il rapporto di dipendenza che al momento il continente europeo rischia di correre sul piano dello sviluppo delle tecnologie e dell’approvvigionamento delle materie prime critiche. “Dobbiamo ricordarci la lezione appresa con la dipendenza energetica dalla Russia”, ha avvertito la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, parlando con la stampa al termine del vertice e richiamandosi all’allarme già lanciato al Tallinn Digital Forum dello scorso 10 ottobre. Tutti i Paesi membri dell’Unione devono “diversificare le forniture materie prime, facendo affidamento su partner affidabili“, mentre è compito di Bruxelles sviluppare legislazioni e strategie comunitarie: “È per questo che abbiamo presentato l’European Chips Act e faremo lo stesso con l’Atto sulle materie prime critiche“, ha assicurato von der Leyen.
Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, si è richiamato alla strategia Ue che prevede il raddoppio della quota di mercato entro il 2030 e 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori: “Il dibattito sulla Cina si è ricollegato al tema dell’indipendenza tecnologica, l’European Chips Act servirà a proiettarci nel futuro della tecnologia“. Per Bruxelles il rischio riguarda strettamente le transizioni gemelle digitale e verde, con un impatto diretto sul Green Deal Europeo: tutte le infrastrutture per le rinnovabili hanno bisogno di materie prime critiche e terre rare, e si prevede un aumento della richiesta in Europa di cinque volte entro la fine del decennio. La Cina “domina il mercato” e per la presidente della Commissione la ricetta per “non commettere gli stessi errori energetici con la Russia” è quella di “sviluppare partenariati sugli scambi di materie prime con altri partner affidabili“, dall’Africa all’America Latina e il resto dell’Asia.
La necessità di “riequilibrare i rapporti” con la Cina passa anche dallo sviluppo di una maggiore consapevolezza dell’Unione sulle priorità nei confronti dei partner: “Dobbiamo interfacciarci con la Cina sui temi globali, a partire dal cambiamento climatico“, ha messo in chiaro il numero uno del Consiglio Michel, chiedendo ai Ventisette di “parlare in modo chiaro, il dibattito di questa mattina è voluto andare oltre l’ingenuità, utilizzando una logica di confronto sistematico” con Pechino. All’orizzonte c’è la riunione Ue-Asean del 13 dicembre a Bruxelles, in cui si confronteranno due sistemi “oggettivamente diversi, uno Stato con partito unico che si relaziona a un sistema democratico, i cui elementi centrali sono la libertà e i diritti fondamentali”, ha voluto ribadire il presidente Michel, lanciando la sfida al partner e rivale cinese.