Bruxelles – Si chiamano “passaporti d’oro” e sono programmi rivolti a Paesi extra-UE per ottenere la cittadinanza in un Paese membro in cambio di denaro. Tra il 2011 e il 2019 sono state almeno 130 mila persone ad aver ottenuto i diritti dei cittadini comunitari in questo modo, tra cui anche oligarchi e imprenditori russi vicini al regime di Vladimir Putin. Con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’imposizione del duro regime di sanzioni contro l’establishment russo, questo programma è stato indicato come uno degli strumenti più utilizzati per raggirare le misure restrittive (congelamento dei beni e divieto di viaggio sul territorio UE). È per questo motivo che dal Parlamento Europeo è arrivata la condanna contro i Paesi membri che ancora li consentono, ovvero Malta, Bulgaria e Cipro.
La relazione a firma Sophie in ‘t Veld (Renew Europe) è stata sostenuta quasi all’unanimità dall’Eurocamera (595 voti a favore, 12 contrari e 74 astenuti), con tutti i partiti italiani allineati, fatta eccezione per la Lega, che si è astenuta. Il partito di Matteo Salvini, già accusato per aver stretto accordi con il partito Russia Unita di Putin, ha scelto di fare fronte comune con tutti i partiti della famiglia politica europea di estrema destra Identità e Democrazia, ma esponendosi alle polemiche in Italia e in Europa. Per la stragrande maggioranza del Parlamento UE invece i ‘sistemi di cittadinanza per investimento’ – rappresentano un pericolo da un punto di vista etico, giuridico ed economico e “comportano numerosi gravi rischi per la sicurezza” dell’Unione Europea. I passaporti d’oro “minano l’essenza della cittadinanza europea”, dal momento in cui “viene venduto ciò che non è mai stato destinato a diventare una merce”, anche soprassedendo quando i requisiti di base non sono soddisfatti.
Nell’appello rivolto alla Commissione Europea, gli eurodeputati hanno avanzato anche la richiesta di regolamentare i visti d’oro, vale a dire la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno sotto pagamento (sono 20 su 27 i Paesi membri che li forniscono, Italia inclusa). Nonostante pongano rischi “meno gravi” rispetto ai passaporti d’oro, anche i ‘sistemi di residenza per investimento’ rappresentano delle potenziali minacce alla sicurezza dell’Unione, dal momento in cui il titolare di un visto d’oro può circolare liberamente nello spazio Schengen. Anche eventuali oligarchi russi sanzionati, se non viene ritirato il permesso. Per combattere riciclaggio di denaro, corruzione ed evasione fiscale, gli eurodeputati hanno chiesto “controlli rigorosi” su quelli già rilasciati (“anche su familiari e fonti di finanziamento”), obblighi di segnalazione per gli Stati membri, “compreso uno schema di notifica e consultazione per permettere agli altri governi di opporsi”, requisiti di residenza fisica minima e di contributo all’economia UE.
Tutto questo a livello generale, ma la richiesta diventa intransigente quando si fa esplicito riferimento agli oligarchi russi: “Tutti i sistemi di cittadinanza e residenza per investimento devono escludere i candidati russi con effetto immediato“. A partire dall’impegno dei Ventisette a limitare la vendita a soggetti legati al governo russo, il Parlamento UE spinge per rivalutare tutte le domande di passaporti d’oro approvate negli ultimi anni e garantire che “nessun individuo russo con legami finanziari, commerciali o di altro tipo con il regime di Putin mantenga la sua cittadinanza”. Sul fronte dei visti d’oro, la Commissione è stata chiamata a “bandire tutti i cittadini russi sanzionati” dall’UE. “Questi schemi servono solo a fornire una porta sul retro per individui loschi che non possono entrare alla luce del sole”, ha denunciato la relatrice in ‘t Veld, esortando gli Stati membri a “chiudere quella porta, in modo che gli oligarchi russi e altre persone con denaro sporco restino fuori dall’Unione Europea”.