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Quirinale: dai catafalchi alle sciabole, una liturgia antica

L’elezione del presidente della Repubblica segue una liturgia antica, fatta di regole e riti inossidabili dentro e fuori il Palazzo.

Il giorno dell’elezione l’Aula di Montecitorio diventa un seggio elettorale, ogni altra attività è sospesa per accogliere i Grandi Elettori e per consentire le votazioni che per prassi sono due al giorno ma possono essere anche di più. Ecco per capitoli i principali simboli e le usanze prima e dopo la votazione.

I ‘CATAFALCHI’. Sono le cabine elettorali montate tra il banco della presidenza e quelli del governo nell’Aula di Montecitorio che fecero la loro prima apparizione nel 1992, durante l’elezione che avrebbe portato al Quirinale Oscar Luigi Scalfaro, per garantire la segretezza del voto. I Grandi Elettori passano sotto il catafalco, scrivono il nome del candidato e poi depositano la scheda in un’urna che si chiama “insalatiera”.

GLI APPLAUSI RIVELATORI. Lo spoglio avviene al termine di ogni votazione, il presidente della Camera legge ad una ad una le schede. In genere viene seguito nel silenzio più religioso, per consentire a chi in ogni gruppo parlamentare effettua la ‘conta’ di non commettere errori. Ma quando, secondo i calcoli, c’e’ la sicurezza dell’elezione nell’emiciclo si leva un applauso, che segna la ‘fumata bianca’ e blocca per qualche istante lo spoglio delle schede. Che poi prosegue fino all’ultima scheda.

CAMPANE, TRICOLORI, LUCCICAR DI SCIABOLE E SALVE DI CANNONE. Sono i segni caratteristici del ‘big day’, quello del giuramento del nuovo presidente della Repubblica. La campana di Montecitorio suona per tutto il tragitto dell’eletto dalla sua residenza romana fino alla Camera dei deputati e, poi, nel momento in cui egli pronuncia il giuramento. In questo stesso momento il cannone del Gianicolo spara 21 salve, l’onore riservato ai capi di Stato. Al suo arrivo a Montecitorio, il presidente eletto riceve gli onori militari da un reparto di Carabinieri in alta uniforme. Da li’ si dirige in Aula, ornata con 21 bandiere e drappi rossi. Qui il capo dello Stato rivolge il suo messaggio alla Nazione. Quando esce, da presidente nella pienezza dei poteri, a rendere gli onori sono i Corazzieri Guardie del presidente della Repubblica. Il nuovo Capo dello Stato ascolta l’Inno di Mameli in Piazza Montecitorio, passa in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e banda. Poi sale sulla Lancia Flaminia 355 decappottabile con il presidente del Consiglio ed il segretario generale del Quirinale per andare a rendere onore all’Altare della Patria e, da li’, per raggiungere il Colle, scortato dai Corazzieri a cavallo e dai motociclisti. Giunto al Quirinale riceve gli onori militari. Poi sale allo studio alla vetrata dove ha un colloquio con il presidente uscente che consegna al nuovo Capo dello Stato il collare di Gran Croce decorato di gran Cordone, la massima onorificenza della Repubblica. A quel punto, il presidente si trasferisce nel salone dei Corazzieri per un intervento alla presenza dei vertici delle istituzioni e dai leader politici.


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