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Il Pd di Letta: subito due donne capogruppo, stop personalismi

Enrico Letta dice no al partito dei “personalismi” e rilancia annunciando due donne come nuovi capogruppo di Camera e Senato. Il segretario del Pd parla in una lunga intervista a “Il Tirreno” nella quale dice no ai veti ai 5 stelle sulle alleanze e avverte: “i circoli troppo spesso sono stati usati più per costruire carriere che per creare dibattiti. Non posso immaginare che nel nostro partito – dice tra l’altro Letta – ci siano solo volti maschili al vertice. Non possiamo essere quelli con uomini al comando e donne vice, quando va bene. Servono leadership mischiate , specie adesso che in Europa ci sono Angela Merkel, Ursula Von der Leyen e Christine Lagarde. Per me questo è un passaggio chiave”.

Nell’intervista il segretario chiarisce che non c”è alcuna bocciatura per Delrio e Marcucci: “Sono tra le figure di maggior rilievo che abbiamo, hanno lavorato benissimo e potranno tornare utilissimi in altri ruoli. Siamo intorno alla metà della legislatura ed è giusto lasciare spazio a due donne”. Le sceglierà lei? Gli viene chiesto. “Assolutamente no.Ai gruppi suggerisco che votino e scelgano senza drammi. Non le indico io le capogruppo, le scelgano”. Per quanto riguarda il tema delle alleanze, Letta spiega: “Se si va da soli si perde. Vogliamo unire la sinistra e lavorare ad un discorso comune con i 5 stelle. Ma senza veti . Battere le destre sarà difficilissimo , non possiamo dividerci”. Da qui la considerazione che Renzi “sbaglia atteggiamento” sui pentastellati. “Noi vogliamo aprire alleanze, non mettiamo veti, non ne vogliamo”. Letta dice tra l’altro di essere stato particolarmente colpito dal messaggio che ha ricevuto da Giorgia Meloni. “E’ stata una telefonata molto corretta come deve essere tra maggioranza e opposizione . Le istituzioni si riformano insieme, è importante avere un buon rapporto”. 

Per vincere” le elezioni contro il centrodestra “dobbiamo comporre una grande alleanza in cui stia il M5S, che ha vissuto un’evoluzione europeista importante e positiva. La disponibilità di Giuseppe Conte di guidare il M5S è un a buona notizia e sono sicuro che ci capiremo. E’ mio dovere aprire quest’alleanza anche con chi ha lasciato il Pd”. Lo dice, in un’intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia, il segretario del Pd Enrico Letta. E a chi gli chiede se è sua intenzione aprire anche a Iv di Matteo Renzi Letta risponde: “Dipende da loro, io sono disposto a dialogare con tutti”.

Il punto è che ciascuno può suonare strumenti diversi ma bisogna evitare di suonare altri spartiti, come è successo negli ultimi mesi. Questo non è accettabile. Tutti i grandi partiti hanno sensibilità diverse, ma ciò non deve appannare l’identità di un partito”. L’ha detto il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano ospite di ‘Mezz’ora in più’ su Rai 3, rispondendo a una domanda sulle ‘correnti’ interne al partito.

Il senatore Eugenio Comincini di Italia viva passa al Pd. L’annuncio oggi su Facebook. “Ho chiesto di poter tornare nel Pd. Un anno e mezzo fa aderii ad Italia Viva”, scrive il parlamentare, “fu una scelta sofferta” per “costruire, fuori dal Pd, “una casa dei riformisti”. “Italia Viva oggi appare sospesa, non decisa su aspetti sui quali per me non può esserci confusione”. Secondo Comincini i campi politici, “continuano ad essere due: il centrosinistra, imperniato sul Pd, e il centrodestra, imperniato sulla Lega. Non c’è una terza via: io non vedo le condizioni perché possa nascere un soggetto centrista liberaldemocratico”.”Ritorno nel Pd senza etichette, con le mie idee e le mie convinzioni”, si legge ancora nell’annuncio dell’addio a Italia viva da parte senatore Comincini che sottolinea “rientro nel Pd da persona libera”. “Quella – aggiunge – che qualche giornalista chiama “transumanza” per me è libertà di assumere scelte difficili in un quadro politico che definire mutevole sarebbe riduttivo. Il tema giustamente posto da Enrico Letta dei cambi di casacca (sul quale pure io mi sono a lungo interrogato) va affrontato alla radice: riconnettendo realmente gli eletti con la scelta degli elettori. Torno in pace, senza essere “cavallo di Troia” di nessuno, disponibile al confronto sulle idee”. “Un anno e mezzo fa non avevo chiesto garanzie né ho avuto nulla in cambio per la mia scelta. Come è naturale e giusto che sia, non le ho certo chieste ora che torno sui miei passi. – prosegue il senatore – Non è nel mio stile.

    Se peraltro avessi voluto ottenere qualcosa in cambio, avrei fatto questa scelta quando, durante la crisi di governo, la transumanza (quella vera) mi riconosceva un peso politico e numerico infinitamente maggiore di quello che ho in questo momento”. “Questa settimana – scrive Comincini – ho quindi chiesto di rientrare nel Pd motivandone la ragioni alla segreteria nazionale di Enrico Letta, al capigruppo Marcucci, ai segretari lombardo Vinicio Peluffo e metropolitano milanese Silvia Roggiani. Li ringrazio per l’accoglienza: non era affatto scontata dopo la mia scelta di un anno e mezzo fa. Nelle prossime ore formalizzerò la mia decisione alla Presidente del Senato Casellati. E quindi riprenderò l’attività con il colleghi Senatori con i quali avevo iniziato la legislatura”. 


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